Trovo apprezzabile lo sforzo del Governo che vuole proporre di fare diventare la cucina italiana Patrimonio Mondiale dell’Umanità all’UNESCO. La cucina italiana rappresenta la nostra cultura. L’Italia è un Paese con molte realtà culturali al suo interno. Noi vediamo la cucina altoatesina, la quale si rifà a quella tirolese, e quella siciliana, la quale si rifà alle tradizioni greca, araba, normanna e spagnola. Un piatto come il risotto alla pilota, tipico della zona nella quale vivo, Roncoferraro, si rifà alla cultura del posto, una cultura agricola fondata sul riso.
Gli arrosticini abruzzesi, i famosi spiedini di carne di pecora, sono un piatto che rispecchia la tradizione della pastorizia della regione d’origine. I bucatini all’amatriciana si rifanno alla cultura alimentare del Lazio e dell’Abruzzo, le quali, come ho accennato prima, sono terre di pastorizia e di allevamenti.
La pizza napoletana ricalca la storia del sud del Lazio e della Campania, con la tradizione dei pescatori. L’arancino siciliano nacque dalla cultura araba e poi fu “perfezionato” durante il regno del sovrano Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia.
Dunque, la cucina italiana è molto varia. Addirittura, varia di zona in zona e di famiglia in famiglia. Magari, lo stesso piatto può essere fatto in un modo da una famiglia e può essere fatto in un altro dal vicino. Dietro ai piatti vi sono anche le tradizioni di famiglia. Oltre a ciò, nella cucina italiana vi sono varie “stratificazioni” storiche. In Sicilia, per esempio, abbiamo i dolci al miele di origine greca ed il cous cous di origine araba.
Nella cucina italiana vi sono storia, cultura e tradizioni antiche. Per questo motivo, essa è amata nel mondo e merita di essere dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.