Alla asserzione del Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, riportata in un’intervista di Enrico Marro sul ‘Corriere della Sera’, secondo il quale gli italiani onesti dovrebbero reagire al gioco degli evasori, giudicando, nel contempo, l’indebolimento del ruolo di Equitalia, un errore gravissimo, Marco Ventura su “Panorama” prende atto che La Corte dei Conti sia contro sprechi e corruzione, ma si domanda dove fosse stata, questa alta Istituzione, in questi anni e come mai il Presidente dei magistrati contabili non spieghi perché la Corte non eserciti fino in fondo i propri poteri.
Pare infatti che la preoccupazione di Giampaolino sia determinata principalmente dalla programmata attivita’ di recupero di Equitalia che, per legge, dovrà comprimere il suo perimetro di azione, lasciando l’attività di riscossione esercitata in passato per i Comuni, a favore di una miriade di improvvisate società locali di riscossione, senza, peraltro, entrare nel merito degli aspetti controversi della stessa Equitalia circa i margini di guadagno ed i premi sui versamenti recuperati… Tutta questa preoccupazione manifestata, proprio quando, lo stesso Governo ha lanciato una campagna di controllo con la spending review, che dovrebbe finalizzare una metodologia “analitica e approfondita” sulla riorganizzazione generale degli apparati pubblici che faccia evitare principalmente “duplicazioni e sovrapposizioni”.
Sensi e controsensi a ripetizione su altri atavici controsensi italici! In pratica, per eliminare duplicazioni inutili si creano altre miriadi di duplicazioni dai mille meandri difficilmente controllabili e sicuramente fonti di sperpero impossibili da ricostruire e visionare con immediatezza. Il fatto è che il tutto pecca già di assurdo fin dall’inizio: Equitalia è, a tutti gli effetti, una S.p.A., una Società per Azioni privata, però: a totale capitale pubblico (51% in mano all’Agenzia delle entrate e 49% all’Inps), incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione dei tributi.
Questa è la tipica espressione della Società civile italiana: un perfetto ossimoro di centro a gestione parapolitica… Ho esposto il seguente quesito in vari quotidiani nazionali fin dal 2010: “Secondo i dettami costituzionali, è legale un simile papocchio ibrido societario?”. Solo Piero Ostellino, attento controllore dello Stato di Diritto, mi rispose affermando che il più grosso inconveniente di una simile Società privata – ma composta da azionisti dello Stato – che gestisce denaro pubblico, consisteva nell’impossibilità da parte Corte dei Conti di effettuare gli opportuni controlli all’interno della stessa Società, sia sulla movimentazione del denaro che sul management societario (nomine, stipendi e direttive interne) in quanto la Corte dei Conti ha il compito precipuo di controllo amministrativo, esclusivamente limitato al campo pubblico.
Domando nuovamente: perché quelle stesse pratiche che gestisce tanto modernamente Equitalia, una S.p.A. a tutti gli effetti, non lo fa, molto più economicamente, saggiamente e, soprattutto, con diritto pubblico, lo Stato stesso direttamente tramite l’Agenzia delle Entrate, controllato a sua volta dalla Corte dei Conti? Potremmo evitare, tra l’altro, anche l’assurdità del doppio ruolo assunto da Attilio Befera: un direttore pubblico dell’Agenzia delle Entrate che fa anche (contro la Costituzione) il Presidente di una S.p.A. Equitalia. In pratica un controllore, controllato da se stesso!
Il Presidente Giampaolino denunciasse questa anomalia per prima! Poi tutto il resto si semplifica automaticamente (sperando anche sull’abrogazione dell’assurda convenzione tra Stato e Equitalia Giustizia: una giustizia gestita da sceriffi privati!
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