La Concordia della discordia. Accuse, contraccuse, polemiche, veleni: di tutto e di più intorno al relitto della Costa Concordia. Un cadavere che ora galleggia nella sua postura naturale davanti alla scogliera dell’Isola del Giglio, in attesa di essere trainato altrove per lo smantellamento.
Costa Crociere è il bersaglio delle accuse, un bombardamento ininterrotto, pienamente giustificato dalle tragiche conseguenze di quell’evento incredibile. Assurdo, pazzesco. “La compagnia ha commesso dieci errori”. Codancons li ha raccolti in un dossier. Il libro bianco sarà presentato oggi a Miami, in occasione dello scontro tra i legali di Codacons e gli avvocati di Carnival, il potente gruppo armatoriale statunitense del quale fa parte Costa. “Tutto falso”, ribatte Costa Crociere.
Protesta ad alta voce la Regione Toscana, un grido di dolore e un allarme. “Va cancellata l’idea del trasferimento di Concordia a Genova, per lo smantellamento. Molto meglio Piombino. Minore la distanza dal Giglio. Navigazione più breve e nessun rischio ambientale per il nostro splendido mare e i nostri paradisi marini”. Il governatore della Toscana, Rossi, ribadisce che si batterà alla grande per evitare il clamoroso scippo a Piombino. “Abbiamo scelto Genova perché in Liguria è già tutto pronto per accogliere la Concordia”. E via con la spiegazione della compagnia, 83 pagine a supporto della scelta, un viaggio che durerà 5 giorni, 158 miglia tra il Giglio e la Lanterna. Una prospettiva che inquieta le istituzioni gigliesi, la società che gestisce il porto di Piombino e i politici della Toscana.
Rovinata dal folle inchino griffato Francesco Schettino, Costa Crociere non intende effettuare nessuna virata. Il cadavere di Concordia sarà portato a Genova. “Abbiamo la certezza di avere un porto pronto entro luglio. A Genova non è prevista la realizzazione di nuove opere portuali e neppure di nuovi dragaggi. C’è un efficiente sistema per il trattamento dei rifiuti solidi. Piombino, secondo noi, avrebbe intanto la necessità di dragare tre milioni di metri cubi di sabbia”. Balle, solo balle, replicano Piombino e il governatore regionale. “Siamo pronti anche noi. La Concordia deve andare a Piombino”, perentorio il presidente Rossi.
In Toscana ritengono che il trasferimento del relitto a Piombino comporti forti rischi. E chiedono garanzie “sul mare in cui viviamo, noi che di mare viviamo”.
Il viaggio della Concordia dal Giglio al Genova comporta il passaggio innanzitutto nel Santuario dei cetacei, un’area protetta divisa tra Italia, Principato di Monaco e Francia, 90.000 chilometri quadrati di superficie marina abitati da molte specie di mammiferi. Ottocento esemplari di balene e 32.800 di stentelle della famiglia dei delfini. Piombino dista 38.000 miglia e due giorni di navigazione dal Giglio. “Non c’è dunque nessuna ragione di trascinare il relitto a spasso per il Mediterraneo”. Questo e altro ha scritto nelle 48 pagine del suo rapporto Titan Micoperi, capofila delle aziende interessate al trasferimento dei resti della Concordia.
Se Genova sarà, il relitto passerà vicino a Giannutri e all’isola di Montecristo, virerà in direzione della Corsica, per poi rivirare a 20 chilometri da Pianosa, a 25 dall’Elba e 10 chilometri dall’isola Capraia. La fu Concordia sfiorerà la scarpata cosiddetta dell’Arcipelago, profondi coralli e un habitat ricchissimo, le nursey del nasello e le aeree delle triglie.
Il lungo trasferimento muove inoltre forti dubbi in ordine alle pericolosità ambientali. “Abbiamo preso tutte le precauzioni”, assicura Costa Crociere. Ma i toscani non ci credono, hanno perso qualsiasi fiducia nella compagnia. La sfiducia presenta solide motivazioni, ad onor del vero. Il relitto di Concordia contiene sostanze di ogni tipo. Recenti analisi hanno rilevato la presenza nelle acque interne di solfuri, rame, idrocarburi pesanti e tensioattivi amionici in percentuali superiori al consentito. La nave è ripiena di imballaggi di latta, fustini, barattoli, olio e grassi, contenitori chimici. Nel ventre della Concordia della discordia sono presenti emissioni prodotte dia motori dei rimorchiatori, ed esiste il pericolo di acque interne durante il percorso. Senza contare il rumore sottomarino, la fuoriuscita di oggetti pesanti e il rischio di collisioni. Eventuali sversamenti in mare durante la navigazione potrebbero causare la sospensione della balneazione per alcuni tratti di mare.
Botta e risposta, Costa Crociere replica alle accuse della Regione Toscana. “Sarà smaltito tutto in sicurezza. I rischi sono di lieve entità, temporanei, reversibili, di poca probabile realizzazione”. Ma è inutile insistere, i toscani sono scottati e sordi sono diventati alle argomentazioni della compagnia di navigazione. “Costa Crociere ha raccontato molte bugie e si è macchiata di diversi errori”. Dieci, secondo Codacons.
Punto primo, l’inchino sarebbe stato incoraggiato dalla compagnia per motivi pubblicitari. Punto secondo, il timoniere indonesiano scelto da Costa Crociere ha commesso errori, chiaramente non era all’altezza. Terzo errore, il personale impiegato non aveva conoscenza dell’uso della cabina elettronica. Lapsus numero 4, l’equipaggio non era preparato a comprendere la lingua italiana. Punti 5, 6, 7, 8: la procedura della manovra delle porte stagne ha violato le regole; parte della strumentazione non era funzionante al momento della partenza; il difettoso funzionamento delle porte stagne; il cattivo funzionamento del motore Diesel di emergenza. Nono errore, la compagnia non avrebbe accertato la conformità alle norme sulla nave colpita da un falla. Il punto 10 è la summa degli accadimenti che si sono succeduti dopo la tragedia: Costa Crociere avrebbe messo in atto manomissioni e minacce. Il libro bianco su una pagina nerissima della navigazione da crociera in Italia.
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