Fondata a Roma, nel rione di Trastevere, nel 1968 da Andrea Riccardi, un liceale adolescente cattolico, la Comunità di Sant’Egidio è oggi un colosso internazionale con scopi benefici e caritatevoli ramificato in 73 paesi, al quale aderiscono più di 60.000 persone. Non mi dilungherò qui sui programmi encomiabili che porta avanti a livello internazionale. Mi limiterò a dire che in varie occasioni è stata indicata come "Diplomazia parallela" e "ONU di Trastevere".
Opere di bene dappertutto, ospedali, assistenza ai bambini, ai malati, ai deboli del mondo in genere! Tutto veramente degno di alti elogi. Un’organizzazione che ha bisogno comunque di cospicui fondi. Questi vengono apportati direttamente o indirettamente anche dai vari stati dove essa è presente.
Rivolgersi ai governi di questi stati è stato ed è uno dei metodi più efficaci per ottenere i mezzi finanziari atti a mantenere in vita questo colosso. E sicuramente Andrea Riccardi fino a novembre del 2011 si era rivolto tante volte anche al governo italiano.
Verso la fine del 2011 tutto questo è cambiato. Monti, nominato Presidente del Consiglio, scinde il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione in due ministeri: il MAE e il Ministero della Cooperazione Internazione e dell’integrazione. Viene nominato ministro di quest’ultimo Andrea Riccardi. Un vero miracolo per la Comunità di Sant’Egidio. Da quel momento in Italia a decidere sulla cooperazione internazionale sarebbe stato il suo fondatore entrato a far parte del governo italiano.
Ci si chiede se qui non ci sia di fatto un conflitto di interesse. Stranamente questo non è stato rilevato dai media. Di certo c’è che il Ministero della Cooperazione, oggi rientrato nel MAE, e la Comunità di Sant’Egidio erano al tempo e continuano a essere oggi due organizzazioni parallele per quanto attiene alla cooperazione a livello internazionale. La prima guarda il tutto dall’ottica degli interessi della Repubblica Italiana e dei cittadini italiani residenti all’estero, la seconda, invece, da quella di un’istituzione di beneficienza ed è focalizzata su cittadini del terzo mondo in difficoltà.
Non è quindi un caso che da qualche anno in qua all’estero ci si senta abbandonati e che le scelte della Farnesina siano motivo, per i cittadini italiani interessati, il più delle volte di spiacevoli sorprese e disappunto.
Ma vediamo un po’ come si sono evolute ancora le cose. Nel 2013 con Letta, Riccardi se ne va, il suo ministero per quel che riguarda la Cooperazione ritorna al MAE e viene istituito il Ministero dell’Integrazione. Viene nominato sottosegretario agli Esteri Mario Giro, personaggio importantissimo della Comunità di Sant’Egidio. Il conflitto di interesse persiste.
Mario Giro ha voluto fortemente la chiusura della sede diplomatica di Santo Domingo. Chiusura che poggia su una motivazione falsa: il risparmio. Falsa in quanto se il risparmio era l’obiettivo, c’erano oltre 200 sedi che avrebbero dovuto essere chiuse prima, tutte con maggiori spese, minori problemi logistici per usufruire dei servizi consolari, minori entrate e in definitiva un numero molto inferiore di iscritti AIRE e di rapporti d’affari con l’Italia.
La chiusura della sede diplomatica italiana di Santo Domingo è una decisione assurda che non giova agli interessi dell’Italia e che priva di fatto dei servizi consolari una numerosa comunità italiana residente: non è accettabile un’offerta di servizi consolari a 1600 km di distanza con costi elevati di volo e soggiorno gravanti su persone che lavorano e guadagnano abbastanza solo per sopravvivere o per pensionati che sono stati costretti ad abbandonare l’Italia per riuscire a sbarcare il lunario. Siamo in presenza della punta di un iceberg? Probabilmente sì. E fino a quando verrà tollerato questo conflitto di interesse?
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