La Cei è da anni al fianco della gente di Haiti. Lo sottolinea un dossier curato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.
Dal 2010, anno in cui il Paese è stato colpito da un violento terremoto, sono stati destinati circa 40 milioni di euro – tra fondi dell’8xmille e offerte raccolte con la Colletta straordinaria promossa dalla Cei nel 2010 – per interventi emergenziali, progetti di sviluppo socio-economico in vari ambiti, accompagnamento alle diocesi locali.
Il dossier, attraverso dati e testimonianze, ripercorre il cammino compiuto ed evidenzia le criticità tuttora esistenti nel Paese che, con circa 10 milioni di abitanti, è il più povero dell’America Latina e Caraibi, il meno sviluppato di tutto l’emisfero settentrionale, con un tasso di povertà pari all’80%.
Attualmente alla prese con una grave crisi umanitaria che si innesta su un’emergenza permanente, Haiti rischia di scivolare verso una guerra civile.
“Il tipo di assistenza urgente di cui abbiamo bisogno – spiega il card. Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes, in un’intervista contenuta nel dossier – è di ricevere il supporto e i mezzi adeguati per ripristinare la sicurezza, assicurare stabilità, proteggere vite umane e proprietà. Il Paese ha bisogno di ristabilire l’autorità statale attraverso il rafforzamento delle istituzioni democratiche. Occorrerà anche contribuire a creare occupazione e lavoro, affinché gli haitiani possano vivere con dignità grazie ai frutti del loro lavoro. Bisogna considerare che Haiti non si è ancora ripresa dai terremoti del 2010 nell’ovest e del 2021 nel sud del Paese. Adesso arrivano i disastri delle bande armate. Dobbiamo rialzarci e prendere in mano la situazione”.
Tra le varie emergenze, una è proprio quella delle gang armate, in cui spesso vengono coinvolti i giovani.
“La Chiesa – viene sottolineato nel dossier – sta dalla parte del Vangelo e ha il compito di farsi compagna di strada, ponendosi accanto all’umanità ferita, accompagnando e coniugando processi di cura, animazione, promozione e riconciliazione, valorizzando i percorsi già in essere e aprendone di nuovi che la ‘fantasia della carità’ saprà ispirare e mettere a frutto”.