In una nota targata Cna, nella giornata dedicata alla carbonara – il “Carbonara Day” -, si legge: “Nessuno finora e’ riuscito a spiegare compiutamente perche’ la carbonara e’ la ricetta di pasta italiana piu’ cucinata al mondo. Oggi con la celebrazione del #CarbonaraDay se ne parla di nuovo tantissimo sui social e sui media fra i ‘pasta lovers’ (l’anno scorso furono coinvolti 83 milioni di soggetti al mondo). Celebriamo anche noi questo successo planetario tutto italiano, ma cercando di introdurre un elemento in piu’ accanto ai cinque ingredienti fondamentali della ‘carbonara perfetta’, cioe’ quella dalla quale discendono tutte le altre: guanciale di maiale, pecorino, uova, sale e pepe nero”.
L’elemento che “e’ doveroso aggiungere, e che non dovrebbe mai mancare”, deve essere la qualita’ assoluta delle materie prime curate e preparate sempre in maniera “artigianale”, cioe’ con grande amore e grande passione. In fondo e’ la stessa “materia prima” che ha consentito, e consente, a tutti i campioni del Made in Italy di affermarsi e di vincere ogni giorno”. Per la Cna la cucina, e in generale tutto il settore alimentare, “rappresenta la punta di diamante di questa conquista quotidiana”.
Nel settore della pasta secca, “l’Italia conta 1.670 imprese. Di questa 240 sono artigiane. Insieme ai nostri bravissimi cuochi e ristoratori compongono un mix di produzione, lavoro e creativita’ imbattibile”, prosegue la Cna. Ogni 4 piatti di pasta servisti sulla Terra una e’ tricolore. In Europa 7 su 10”.
I puristi della “carbonara perfetta” storcono il naso di fronte al fatto che in Inghilterra la fanno con le zucchine, in Cina con il pollo e in Spagna con il pesce. “Noi pensiamo invece che bisogna prima comprenderli e dopo applaudirli – dice la Cna- E’ talmente forte l’amore per questo piatto che quasi ovunque cercano di smontarlo e di rifarlo cambiando gli ingredienti per avvicinarlo il piu’ possibile alla loro cultura gastronomica e al loro gusto in cucina. Ci piace immaginare che un giorno la carbonara verra’ cucinata in 188 modi diversi, uno per ogni Paese dove viene esportata la pasta italiana”.