Non c’e’ giustizia per Matilda. Manca il colpevole per la bimba di 22 mesi che nel 2005 trovo’ la morte in una villetta di Roasio (Vercelli) per le conseguenze di una lesione alla schiena. La mamma, Elena Romani, una bella hostess all’epoca di 31 anni, e’ stata assolta in via definitiva nel 2012, mentre oggi, a Vercelli, il gip Paolo Bargero ha prosciolto dall’accusa di omicidio l’ex convivente della donna, Antonio Cangialosi, professione bodyguard. E cosi’, a meno di colpi di scena in Cassazione, nessuno andra’ in carcere. Erano in due, insieme a Matilda, nella casa di Roasio: Elena e Antonio.
La bimba, che era stata messa a dormire nel letto matrimoniale, piangeva disperatamente: aveva vomitato sulle lenzuola. La mamma la lavo’, poi usci’ a stendere i panni. Il convivente resto’ con la piccina e, ad un certo punto, vedendo che continuava a stare male, chiamo’ un’ambulanza. Inutilmente. Ma chi era stato a procurare le lesioni sul corpicino di Matilda?
Scagionata in primo grado, Elena in appello trovo’ un giudice, Alberto Ogge’, che non solo confermo’ l’assoluzione, ma indico’ in Cangialosi l’autore di un gesto "insensato e feroce": l’uomo, che secondo il magistrato non amava quella bimba non sua, una volta rimasto solo le aveva posato un piede dietro le spalle, schiacciandolo fino a farle un male irreparabile. E cosi’, mentre la Romani usciva di scena, il bodyguard – che pure era gia’ stato prosciolto una prima volta – ha dovuto fronteggiare una nuova inchiesta. Con ogni probabilita’ sono stati decisivi i risultati dell’ultima perizia, che non ha confermato la ricostruzione del giudice Ogge’. Il proscioglimento "fa onore alla giustizia", dicono gli avvocati dell’uomo, Andrea e Sandro Delmastro.
"Abbiamo trovato un magistrato che ha esaminato scrupolosamente, al di fuori dei clamori di un processo mediatico, il lavoro degli esperti medico-legali. E ha raggiunto una conclusione che non solo era possibile, ma era probabile. Certo, gli italiani si chiederanno chi ha ucciso Matilda. Noi non lo sappiamo: sappiamo pero’ che nei confronti di Cangialosi non ci sono mai stati gli elementi per il rinvio a giudizio". Non finisce qui perche’ i legali di Elena Romani, Roberto Scheda e Tiberio Massironi, si rivolgeranno alla Cassazione. "Non siamo soddisfatti", ammettono: "Ci sembra di essere tornati indietro di nove anni". Poi, una battuta intrisa di costernazione e di amarezza: "Temiamo che non si voglia mai mettere la parola fine alla morte di una bimba che ormai siamo portati a credere che si sia suicidata".
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