L’Italia è un Paese ricco di potenzialità. In Italia c’è circa il 50% del grande patrimonio artistico mondiale, senza contare tanta parte di quel patrimonio artistico italiano che oggi si trova fuori dall’Italia, a cominciare (ad esempio) dalla Monna Lisa, opera di Leonardo da Vinci che si trova nel Palazzo del Louvre, a Parigi. L’Italia fu la culla del Rinascimento e fu terra di grandi uomini d’arte, di scienza e di cultura, come Jacopone da Todi, Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo Buonarroti, Girolamo Segato, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi e Renato Dulbecco. Le opere d’arte italiane ispirarono i grandi architetti internazionali. Un esempio fu Inigo Jones l’architetto inglese vissuto nel XVI secolo che fece opere architettoniche ispirate a quelle di Andrea Palladio.
L’italiano è grande per la sua creatività, cosa che, per esempio, non hanno i tedeschi, che in compenso hanno un forte senso dell’organizzazione. Eppure, la classe dirigente italiana non valorizza ciò. Basti pensare al fatto che solo l’1,3% dei soldi dati allo Stato vada alla ricerca scientifica, uno dei settori più importanti per fare in modo che un Paese sia competitivo. Una cosa del genere è inammissibile in altri Paesi, come Regno Unito, Stati Uniti d’America ed Israele, Paesi che hanno delle eccellenze in quel campo e che danno dei finanziamenti assai più cospicui alla ricerca scientifica. Attenzione, non si intenda che con i termini "classe dirigente" mi riferisca solo ai politici italiani. Basti pensare al fatto che i contributi privati dati alla ricerca scientifica in Italia corrispondano solo allo 0,7%. In Paesi come Regno Unito, Stati Uniti d’America ed Israele, i privati danno sovvenzioni ben più alte alla ricerca scientifica. In pratica, tanta parte delle aziende italiane non dà alcun sostegno all’innovazione e, piuttosto che rischiare innovandosi, punta a rimanere in piccolo. Questo, da una parte, genera la fuga dei cervelli all’estero e, dall’altra, la disoccupazione dei giovani.
Così, noi stiamo "svendendo" i cervelli ad altri Paesi. Questi si rafforzano e noi ci indeboliamo. La classe politica ha le sue colpe. Essa ha pensato a conservare se stessa, senza fare delle riforme e chi avrebbe voluto fare delle riforme serie è stato sempre fermato. Ora, la politica è commissariata dai tecnici. Questi ultimi vorrebbero svendere molti immobili. Non vorrei che ci fosse anche una spoliazione di tutto il capitale architettonico ed artistico. Sarebbe una grande tragedia ed il nostro Paese non perderebbe solo i cervelli ma anche la sua arte e la sua storia. Bisogna cambiare rotta o l’Italia non esisterà più. Quando una nazione svende la propria storia, essa cessa di esistere.
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