Preoccupato per il futuro dei paesi italiani, di cui con l’attuale trend di spopolamento è a rischio la stessa sussistenza, il presidente dell’USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani – Eugenio Sangregorio, propone di scrivere nei certificati di nascita dei neonati, alla voce "nato a", il nome del comune di residenza dei genitori.
Questo perchè non vada disperso il patrimonio di legami culturali e affettivi che ogni italiano che vive all’estero desidera mantenere e trasmettere anche ai propri figli.
Eugenio Sangregorio è un imprenditore italiano emigrato in Argentina, particolarmente apprezzato dalla gente per il suo impegno sociale al servizio di chi ha bisogno e degli immigrati italiani in particolare. Unico fra i nostri politici a reagire immediatamente ed energicamente in appoggio dei nostri pensionati, quando il Governo Argentino ha deciso di “pesificare” le pensioni rilasciate dall’Italia. Il solo ad attivarsi personalmente per offrire loro consulenza ed aiutarli a inoltrare ricorsi alla Giustizia argentina perché riscuotessero nuovamente la pensione in euro.
E’ stato altrettanto determinato quando in Argentina, dopo anni di benessere, il lavoro è iniziato a scarseggiare e per aiutare i compatrioti ha deciso che nelle sue imprese, tra cui ci sono alberghi e villaggi turistici, avessero la precedenza gli italiani o i figli degli italiani, sempre quando fossero idonei alla specializzazione richiesta. Non si è fermato qui, ha anche cercato di aiutare impresari italiani in crisi per gli oneri fiscali del sistema italiano a trasferirsi in Argentina, e ha promosso joint venture, facendo consociare tra loro molte imprese.
Portato all’azione e non alle chiacchiere, ha deciso anche di azzardare una proposta sul tema dei paesi italiani che per tanti motivi, tra cui lo spopolamento e la razionalizzazione della spesa pubblica, rischiano di sparire.
Quello dei piccoli e medi comuni italiani di primo acchito sembra un tema minore, invece é di importanza determinante perché i nostri paesi, disseminati su tutto il territorio italiano, hanno svolto, e potrebbero ancora svolgere, un ruolo di forte coesione sociale e favorire una certa ripresa economica, essendo stati gli attori principali della nostra storia. Essi costituiscono l’espressione piú evidente del passato italiano. I loro centri storici dalla bellezza paesaggistica estrema sono serbatoi di ricchezze artistiche e culturali di enorme valore, ricchi di monumenti spesso sconosciuti, che ben curati e restaurati potrebbero essere fonte di lavoro nell’ambito dell’ecoturismo, per esempio, e di molte altre attivitá. Ragioni per cui il loro spopolamento e abbandono dovrebbero essere considerati un’emergenza sociale da risolvere urgentemente e di cui la politica dovrebbe interessarsi con una certa premura, invece di lasciarli morire e spegnere lentamente.
In molti casi questi comuni dal passato glorioso, soprattutto quelli delle zone montuose e di alta collina, sopravvivono come ospizi degli abitanti anziani che si rifiutano di lasciarli.
In Italia ci sono 8.092 comuni, 117 sono capoluoghi di provincia, circa 500 superano i 15.000 abitanti, circa 150 superano i 50.000 abitanti, 5.700 hanno meno di cinquemila abitanti. Il problema dello spopolamento, trend che si registra da alcuni decenni, é piú marcato nei comuni dai 15mila abitanti in giú. La gente li abbandona per trasferirsi nelle grandi città o nei luoghi con una più moderna vivibilitá: piú scuole, medici, servizi, negozi di prima necessitá, la presenza dei trasporti pubblici, praticabilitá delle strade di accesso e al giorno d’oggi l’internet, che dá la possibilitá di essere collegati con il mondo.
L’abbandono dei piccoli centri costituisce un danno irreversibile per l’ambiente, la societá, le opere d’arte e monumentali che vi sono contenute, l’industria turistica che potrebbe disporne. Per frenare in qualche modo il fenomeno dello spopolamento bisognerebbe offrire agli abitanti dei piccoli paesi degli incentivi: sgravi fiscali, promozione delle attivitá artigianali, elaborazione di strategie per far rivivere tradizioni culturali specifiche , benefici per le giovani coppie originarie del luogo che decidano di tornare ad abitarli.
Oggi, se i cittadini desiderano restaurare una casa ereditata dalla famiglia sono soggetti agli stessi pesi burocratici dei cittadini delle grandi cittá, devono pagare l’IMU e la TARES come gli altri, e se vogliono aprire un piccolo negozio o dedicarsi a coltivare la terra, sono soggetti agli stessi oneri burocratici e fiscali dell’agricoltura industriale, anche se non dispongono degli stessi mezzi economici. Anche la riforma del sistema ospedaliero contribuisce allo spopolamento, essendo diminuiti i centri sanitari preposti alla natalita’ che sono stati concentrati nei paesi grandi, cosa che avra’ come conseguenza la perdita del legame dei futuri cittadini con il territorio.
Invece di rafforzare il senso di appartenenza, chi ci governa lo disperde sulla spinta della spending review contribuendo allo sradicamento delle piccole comunita’.
Nella sola Calabria, per il piano di rientro dal debito sanitario, si sono riconvertiti diciotto ospedali, con 1.200 posti letto in meno, 100 mila ricoveri in meno e la diminuzione dei succitati punti nascita. Lo stesso é successo nelle altre Regioni; in Liguria si é aperto l’Ospedale di Rapallo, che non ha ancora tutti i comparti, e che con l’ospedale di Lavagna, centro delle emergenze, e di Sestri Levante, polo riabilitativo, costituisce l’unico presidio ospedaliero del Tigullio. In sintesi, per tanti comuni spalmati nel territorio italiano, sono rimasti pochi ospedali e soprattutto pochi punti nascita.
Una volta i bambini dei piccoli paesi nascevano in casa con l’aiuto della levatrice e l’identificazione del futuro cittadino con il suo comune di nascita era molto forte, spesso le sue radici in quel posto erano antiche e con orgoglio difendeva non solo il suo paese ma anche le caratteristiche caratteriali attribuite ai suoi compaesani. Ma cosa puó importare oggi ad una persona nata a Cosenza di salvare il patrimonio storico culturale di un paese sperduto nel Pollino? Come puó un bambino di Camogli nato a Rapallo conservare le caratteristiche tradizionali e culturali tipiche di Camogli?
La proposta di Sangregorio é quella di tornare ad agire come all’epoca delle levatrici: in questo momento di razionalizzazione della spesa sanitaria e pubblica si potrebbe per esempio scrivere sul certificato di nascita del bambino che é nato nel paese di residenza dei genitori. Sarebbe un modo di stabilizzare il numero dei residenti e di trasformarli, come succedeva nel passato, in difensori ad oltranza del territorio in cui sono nati.
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