Salutato da un’orazione dolente di Walter Mazzarri, un vero e proprio delirio d’impotenza con il quale il Napoli è stato ritirato dalla lotta, il girone d’andata è finito in archivio. Titolo della pratica: "Juve regina d’inverno". Parto da questo importante dettaglio per sottolineare – ed esaltare – il lavoro di Antonio Conte, candidato a portare la sua quanto mai provvisoria Juventus a contendere lo scudetto a squadre più ricche.
Il Milan, tanto per cominciare, che con o senza Tevez, protagonista di una stucchevole telenovela, resta la squadra che lo scudetto può solo perderlo; e l’Inter, portata da Ranieri verso il vertice pur dovendo rinunciare a Sneijder (in parte recuperato iersera), Forlan e Stankovic, i suoi migliori; e il Napoli, appunto, che, a differenza delle milanesi, per procedere in Champions ha dovuto rinunciare a essere protagonista anche in campionato, anche se con i suoi bravissimi Tre Tenori (mortificati a Siena) poteva darsi un migliore destino.
Per ora, va avanti chi ha lavorato meglio, ed è giusto il pur provvisorio titolo di Cavaliere del Lavoro assegnato a Conte che anche sabato, a Bergamo, in una partita impegnativa, ha mantenuto e rafforzato il record d’imbattibilità mandando in gol due illustri operai – Lichtsteiner e Giaccherini – ed esibendo un novizio, Marrone, già coi numeri di un titolare. Conte, strenuo combattente della panchina, degno erede di Trapattoni e Lippi, ha la fortuna di poter schierare un alter ego in campo con l’incarico di dirigere l’orchestra: quel Pirlo che il Milan gli ha graziosamente donato senza peraltro saperlo sostituire.
Alla faccia della desolazione di Mazzarri procede a passo spedito anche l’Udinese, ripresasi sollecitamente dal momentaneo abbandono di Asamoah, Badu e Benatia impegnati nella Coppa d’Africa, e non è da meno la finalmente festosa Signora Roma di Luis Enrique risposata con Totti record.
Anche lo spagnolo , che pure doveva essere portatore di idee rivoluzionarie – chiacchiere e poco più – s’è distinto per il non facile lavoro svolto a Trigoria davanti a spettatori increduli e beffardi; come Guidolin che, privato dei suoi migliori giocatori, sta facendo meglio di un anno fa, quando l’Udinese conquistò l’ammirazione di tutti. Altrettanto segnato da faticoso impegno, Edy Reja, vittima di abbagli arbitrali che anche ieri sera hanno penalizzato la Lazio a san Siro, una delle cattedrali della Sudditanza Psicologica. Arbitraggi a parte, dopo Conte, il migliore costruttore (anzi: ricostruttore, vedi Milito & C.) del campionato è proprio Ranieri, alfiere senza complessi del calcio all’italiana, soprattutto del calcio che non si nutre di sfiziosi progetti tattici ma punta all’unico obiettivo che conta: la vittoria con fantasia.
Il girone d’andata è stato una sorta di cantiere per lavori in corso. Dal prossimo turno comincia il campionato vero.
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