Bruxelles "mi piace molto, però a Roma mi sento meglio". Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aprendo il punto stampa congiunto con Matteo Renzi al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. "Per altri europei e per il lussemburghese che sono, Roma – ma anche l’Italia tutta – non sono luoghi neutri, ma luoghi che ci fertilizzano, alimentano e offrono ispirazioni nobili e ambizioni. Che ci portano lontano", ha sottolineato Juncker.
"L’Italia è un grande Paese, uno dei sei membri fondatori dell’Europa, celebreremo l’anniversario l’anno prossimo dell’Italia. Quando si dice Roma si dice Europa, quando si dice Europa si dice Roma". Ecco perché, ha aggiunto il presidente della Commissione europea rivolgendosi a Renzi, "sono lieto di essere qui e di essere tuo ospite, Matteo. Perché quando si tratta di parlare dell’essenza delle cose, tra la Repubblica Italiana e la commissione europea c’è un’ampia identità di vedute, ci sono più punti d’incontro virtuosi tra di noi che non parziali disaccordi, a volte maldestri da entrambe le parti. E’ per questo che ho molto apprezzato il nostro colloquio, così come ho apprezzato tutti gli incontri che ho avuto con l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con i presidenti della Camera e del Senato e che avrò con il presidente Mattarella". "Sono molto lieto di osservare", ha concluso Juncker, "che il numero di procedure di infrazione aperte contro l’Italia è notevolmente diminuito, è un ottimo risultato: sono un ex premier anch’io e so molto bene come sia arduo questo compito".
Renzi da parte sua ha parlato tra le altre cose di riforme, economia, immigrazione. "Condividiamo la posizione della commissione sull’agenda per l’emigrazione", ha detto il premier. "Noi la nostra parte sugli hot spot l’abbiamo fatta ma non e’ accaduto lo stesso da parte di altri paesi sulla rilocation e sui rimpatri. Auspico che ci possa essere una forte iniziativa europea sui rimpatri e sulla gestione rifugiati. Perche’ l’Ue non puo’ voltarsi da altra parte".
Renzi spiega di conoscere "la posizione personale di Juncker" ma si augura "che vinca la sfida di convincere alcuni capi di stato e di governo" che non la pensano come lui. "Non ci puo’ essere solidarieta’ monodirezionale. Non e’ che la gente puo’ essere solidale solo quando c’e’ da prendere soldi europei e poi smette quando c’e’ da affrontare il problema dei migranti".
L’Italia intende agire per fare sì che "l’Europa sia se stessa" e non "un insieme di regole asfittiche e austere". "Da parte mia il desiderio è dare mano all’Europa perché l’Europa sia se stessa, un faro di civiltà nel mondo, non un insieme di regole austere e asfittiche".
"Bisogna dare un messaggio rispetto alle regole: il debito italiano deve andare giù non perchè lo chiede Juncker o i colleghi di altri Paesi ma perchè se un Paese è serio il debito deve ridursi per i propri figli". Serve "serietà sul debito e non politiche basate su una cieca mancanza di politica, lo dico perchè avendo fatto le riforme ora c’è bisogno di mettere in moto l’economia", ha concluso il capo del governo italiano.
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