Primo indiscutibile vantaggio, trovare sulla scheda elettorale ancora scritto: “Berlusconi presidente”. Battute a parte, Marina ha il quid di una decina di Alfano. Donna d’impresa, risoluta, pragmatica, con lapalissiane doti manageriali e capacità comunicative. Sobria, che non ha mai bazzicato i palazzi e non fa parte dell’entourage dei politicanti di mestiere. Illibata dal punto di vista mediatico, ed oggi la “verginità politica” può risultare un jolly vincente. L’elettorato moderato è stanco, demotivato, non intenzionato neanche a recarsi alle urne. Da quando siamo al governo continuiamo a perder consenso, causa l’immobilismo dinanzi ad una crisi che continua a mietere silenziosamente vittime nel Paese. Le proposte choc tardano ad arrivare e la tensione s’ammorba nella pancia di chi ha sempre creduto nel sogno liberale.
Silvio nel ’94 annunciò una rivoluzione, che non è mai arrivata e forse neanche la si è tentata. Gli italiani son un po’ così, a loro piace ascoltare una rassicurante fiaba sul mondo migliore ma poi non vogliono esser stravolti, toccati nelle loro sacche di interesse, perché temono d’esser svantaggiati.
Ora però le fondamenta del consenso sono minate, gli spot non fungono e il logo PdL non vende. Fondare una nuova Forza Italia, 2.0, con un innesto di giovani facce e delegati che vengono dal mondo del lavoro, dell’impresa, capaci di fare fund raising e di prepararsi al cambio di passo che l’abbandono del finanziamento pubblico impone. Non è facile dare fiducia, ma di sicuro, è divenuto quasi impossibile darla agli stessi fautori del declino, Giannino a parte.
Twitter @andrewlorusso
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