Enrico Letta, segretario Pd, all’incontro promosso dalle Acli nazionali – ‘Ius Soli. Italiano, modestamente, lo nacqui’ –, a proposito di cittadinanza agli stranieri in Italia, ha detto: “Per quanto mi riguarda è un impegno che, se non riusciremo in questa legislatura, lo porteremo avanti nella prossima. Ma lo vogliamo fare”.
“E lo vogliamo fare a partire da un grandissimo sforzo culturale. L’ho volutamente messo nel dibattito di uscita dalla pandemia, perchè io mi sento di legare le due cose. L’Italia nuova del post pandemia deve emendarsi di tanti difetti del passato”.
“In questa legislatura – ha spiegato Letta – le condizioni politiche sono ancora molto più complicate rispetto a quelle del 2017”.
Il segretario ribadisce “l’impegno” a battersi per l’approvazione dello ‘ius soli’, precisando però: “In questa legislatura e, se non ci riusciremo, nella prossima. Lo dico perché sono molto realista, noi ci proviamo in questa legislatura e ci proveremo nella prossima”.
Il problema, ha aggiunto, è interrompere quel “corto circuito cultural-mediatico tra la crisi migratoria e la legge sulla cittadinanza. Questo corto circuito ha fatto sì che la questione degli sbarchi e dei naufragi ha finito per prevalere su tutto e si è creato una sovrapposizione totale per cui si sono legate le due cose”. Ma così si “snatura completamente la riflessione, che riguarda la cittadinanza e non direttamente la politica migratoria. Distinguo le due cose. Stiamo parlando di definire le modalità con le quali la cittadinanza italiana viene concessa”.