“Era il dicembre scorso quando Stefano Bommezzadri, 62 anni, manager parmense di Fontanellato, atterrò a Dubai per impegni di lavoro. In aeroporto persero le sue valigie, una disavventura che gli fece conoscere il genovese Luca Ricciardelli, che si trovava nella stessa situazione. Dopo qualche giorno i due si recarono insieme a recuperarle; al rientro in albergo, l’auto presa a noleggio da Bommezzadri, ferma ad un semaforo, fu tamponata da un Suv condotto da un emiratino. Scoppiò un incendio e morirono carbonizzate 4 persone: i due italiani, il conducente del fuoristrada e un passante. Mancava una settimana a Natale”.
“Da allora non so nulla di mio padre. Un incubo. Nessuna informazione, nulla di certo. Non ho potuto portare in Italia la salma di papà, non ho potuto dargli degna sepoltura, né iniziare con le pratiche successorie. Sconvolgente” la denuncia del figlio 40enne, Nicolò Bommezzadri, che lavora in un ristorante a Posina, a Il Giornale Di Vicenza, che ha scritto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che solo pochi giorni fa ha ricevuto dal consolato italiano di il certificato di morte del manager: “Era un documento che aspettavo da 6 mesi. Mi ero recato anche alla polizia scientifica della questura per dare il mio dna, di modo che venisse confrontato con quello di papà”, “in questi mesi mi hanno dato svariate versioni diverse sull’incidente e sul modo di procedere per riportare papà in Italia, ma la situazione non si sbloccava mai. Mi avevano detto di andare a Dubai per farmi lì il test del dna, ma francamente non me la sono sentita, anche perché le indicazioni erano molto fumose. Fra l’altro, anche in seguito a questo dramma, ho perso il lavoro e non connettevo più, perché non riuscivo mai a sapere nulla di concreto”.
“Una situazione surreale” il commento del legale assunto dal 40enne.