Dopo il nuovo sequestro di un italiano in Nigeria il messaggio del governo di Roma trasmesso alle autorita’ di Abuja dal ministro Giulio Terzi e’ senza ambiguita’: il caso di Modesto di Girolamo, l’ingegnere di 70 anni, rapito ieri a Llorin, non deve avere il finale tragico di quello di Franco Lamolinara, ucciso durante un blitz fallito delle teste di cuoio britanniche e nigeriane l’anno scorso. ‘La garanzia della sicurezza e della vita del nostro ostaggio sono la priorita’ assoluta’ del governo, ha chiarito oggi a Istanbul il ministro degli esteri in un colloquio con il vicepresidente nigeriano Namadi Sambo. Il messaggio, trasmesso anche al collega di Abuja Olugbense Ashiru, e’ piu’ che chiaro. ‘Il presidente, il vicepresidente e il ministro degli esteri’ nigeriani hanno ‘recepito’, e’ stato confermato a Terzi, la ‘fortissima posizione dell’Italia sull’esclusione dell’uso della forza’ per liberare di Girolamo. Niente blitz quindi.
Intanto il responsabile dell’unita’ di crisi della Farnesina e’ in arrivo ad Abuja. A margine della conferenza internazionale sull’uscita della Somalia, si spera, da 20 anni di guerra civile e di lotte intestine fra signori della guerra – e negli ultimi anni con le milizie Shabab vicine a Al Qaida – che hanno fatto fra 500mila e 1,5 milioni di morti e 2,3 milioni di profughi, Terzi ha anche parlato con i colleghi dell’area della crisi siriana. Dopo la strage di Houla, venerdi, attribuita a forze vicine al regime, diversi paesi occidentali fra cui l’Italia hanno espulso i diplomatici di Damasco. E si sentono appelli per un intervento militare sul ‘modello libico’. Ma nel caso siriano un mandato Onu al momento non pare possibile, per il probabile veto di Russia e Cina. ‘Non credo sia una opzione sul tavolo quella di un’ azione militare al di fuori del consiglio di sicurezza Onu’ ha rilevato. E ‘non esistono i presupposti’ per un intervento ‘ne’ all’Onu, ne’ fra i paesi occidentali, ne’ fra i governi della regione’. La strada da seguire per ora e’ quindi quella della ‘soluzione politica’. Per Terzi e’ importante che Mosca possa parteciparvi comprendendo che la posizione del regime di Bashar El Assad ‘e’ definitivamente compromessa’ e che Damasco e’ ormai ‘arrivato ben al di la’ di un punto di non ritorno’.
E’ vero pero’ che Mosca ha in Siria la sua grande base navale del mediterraneo. Come rafforzare intanto le pressioni sul regime? Per l’Italia bisogna rendere ancora piu’ incisive le sanzioni contro i vertici del regime, varare all’Onu una risoluzione che ‘rafforzi in maniera decisiva la capacita’ di operare’ e ‘anche di auto-tutelarsi’ degli osservatori internazionali. E, dopo le ‘atrocita’ spaventose che si stanno perpetrando’ in Siria, potrebbe essere il momento di chiedere l’intervento della Corte Penale Internazionale dell’Aja, che ‘avrebbe un alto significato di pressione’. A suo tempo la Corte dell’Aja gia’ aveva incriminato per ‘crimini contro l’umanita” l’allora dittatore libico Muammar Gheddafi.
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