Dopo l’approvazione all’unanimità e con parere favorevole del governo, alla Camera dei deputati, della proposta di legge sui diritti sindacali per il personale a contratto locale del ministero degli Affari esteri, questa stessa proposta giace da mesi al senato, prolungando il perdurare di situazioni di discriminazione e ingiustizia nei licenziamenti all’estero. Oltre 1200 lavoratori della rete diplomatico-consolare e degli istituti italiani di cultura, infatti, attendono l’approvazione di questa norma per esercitare i diritti sindacali: si tratta di personale che costituisce, de facto, l’ossatura di ogni rappresentanza italiana e di ogni Istituto italiano di cultura all’estero e che assolve a importanti compiti di servizio per il Paese.
Arruolati all‘estero mediante concorso pubblico, perfettamente bilingui, sono in balia delle più arretrate e arbitrarie politiche del personale da parte dell’Amministrazione Mae. Percepiscono stipendi spesso congelati al 2000, col potere d’acquisto diminuito di più del 20%. Per non parlare poi di orari di lavoro, giorni di ferie, congedi per malattia fortemente penalizzanti; della anacronistica mancanza di formazione professionale e della preclusione a qualsiasi carriera. Eppure, la loro costante presenza a “basso costo” sul territorio, li rende la memoria storica delle nostre sedi estere, un capitale umano di cui il sistema italiano non può privarsi, soprattutto nel momento in cui la rete di servizi nel mondo è messa in crisi dalle chiusure e dai tagli del governo che, come ci ha detto il sottosegretario Mantica al Cgie della scorsa settimana, continuano inesorabili e lineari anche per quest’anno e per il prossimo.
Questi lavoratori sono anche privati di alcuni elementi di democrazia, non potendo partecipare nemmeno all’elezione delle rappresentanze sindacali (Rsu). E proprio in questo quadro di arbitrarietà e mancanza di tutele si inseriscono storie come quella di Amor Khediri, contrattista dell’ambasciata italiana di Tunisi. In assenza di una piena azione di tutela svolta in loco dalla rappresentanza sindacale e di oggettive motivazioni a riguardo, l’attuale Ambasciatore ha licenziato questo contrattista, adducendo motivazioni che possono essere ritenute insufficienti, per le quali abbiamo presentato una interrogazione parlamentare che attende ancora risposta dal ministro Frattini. La rete diplomatico-consolare vive situazioni analoghe che non trovano spazio sui media. Si tratta spesso dei “capricci” di “qualcuno” a scapito di una categoria la cui attività di servizio e tutela è essenziale per le comunità italiane e per la presenza italiana nel mondo. Anche per arginare queste situazioni, chiediamo che il senato approvi la pdl 717 sui diritti sindacali per il personale a contratto locale, rara iniziativa parlamentare già licenziata da un ramo del Parlamento con un sostegno bipartisan.
*deputato Pd eletto all’estero
**responsabile Pd nel mondo
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