Il governo Monti non ascoltando nessuno, neanche le forze politiche che lo sostengono, decide di rinviare ancora il rinnovo dei Comites e del Cgie. Il governo auspica tempi rapidi ma si dà l’orizzonte del 2014 nell’attesa che un provvedimento quale quello Tofani-Micheloni che ha eliminato la presenza delle associazioni nei comites e nel CGIE, burocratizzi la rappresentanza e metta la pietra tombale sulla partecipazione degli italiani all’estero che non può essere surrogata dagli uffici elettorali dei parlamentari o dal rafforzamento della presenza partitica come auspicato dal Maie. Una rappresentanza parlamentare dall’estero, dimezzata, dovrà occuparsi di interi continenti.
Per il Mae si annuncia una spending rewiew che taglia e non rimodula la spesa, mettendo in crisi molti operatori attivi, in specie all’estero, mentre la mappa della rappresentanza consolare si assottiglia sempre di più.
Per gli italiani all’estero lo stato ha scelto da tempo di essere uno “stato minimo”. E’ una scelta che arriva prima della crisi economica attuale.
Viene naturale porsi due domande. La prima: quale risposta intendono dare i gruppi parlamentari ad una iniziativa che, stando alle prime dichiarazioni, quale quella dell’on Fedi, è stata presa in solitudine dal governo senza sentire nessuno; la seconda sempre rivolta ai partiti presenti in parlamento: quali sono le ragioni che si oppongono ad una approvazione della proposta di legge per il riconoscimento della natura di promozione sociale alle associazioni degli italiani all’estero presentata nelle due ultime legislature è oggi lasciata burocraticamente sul binario di una commissione parlamentare? I partiti che fanno gara, a parole, nell’esaltare l’associazionismo, vorranno dimostrarlo passando dalle parole ai fatti?
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