“Il voto contrario al governo Lega-5Stelle, che abbiamo manifestato al Senato e che ci accingiamo a confermare alla Camera, al di là di qualsiasi pregiudizio politico si lega ai motivi profondi di cui ci sentiamo portatori come espressione del mondo dell’emigrazione e della nuova italianità nel contesto globale. Di questi valori di apertura internazionale, di rafforzamento dell’immagine e del ruolo dell’Italia, di incontro tra popoli e culture diverse, di governance degli strutturali processi di migrazione, di promozione del Sistema Paese nel mondo, di interculturalità e di solidarietà umana non esistono tracce visibili nel contratto di governo né nel discorso programmatico del Presidente Conte”. Lo dichiarano in una nota congiunta i parlamentari del Pd eletti all’estero, Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro.
“Un discorso, pronunciato in un ‘aula senatoriale trasformata in una specie di palazzetto dello sport, che si risolve in un lungo elenco di generiche intenzioni e di slogan verniciati di nuovismo, per nessuno dei quali è indicato un qualche elemento di compatibilità finanziaria e di gradualità operativa. L’idea di Paese che ne esce è quella di una società dominata da preoccupazioni assistenzialistiche, pronta a interpretare i vincoli europei in termini conflittuali e polemici, senza alcuna visione multilaterale, inconsapevole delle reti di promozione che pure possiede nel mondo sul piano linguistico-culturale, imprenditoriale e professionale, commerciale, grazie anche alle decine di milioni di persone d’origine. Un’Italia, insomma, che ha scelto i suoi nuovi alleati: in Europa Orbàn e nel mondo Putin.
I cinque milioni di cittadini italiani all’estero sono finalmente evocati in un discorso programmatico, ma come protagonisti di brogli elettorali e di criticità, che naturalmente il governo si propone di stroncare. Di fronte all’esperienza di partecipazione democratica realizzata con la circoscrizione Estero vengono i brividi, sarebbe stato mille volte meglio essere ignorati.
“Non siamo e non saremo mai razzisti”, ha proclamato enfaticamente Conte, dopo due giorni di raggelante silenzio sulla morte del povero Sacko, difensore di braccianti sfruttati. Ma più del programma recitato, pesa il programma reale della “pacchia è finita” e dell’”esportazione di galeotti”, così come le posizioni di altri ministri sulla famiglia, sulle questioni di genere, sui vaccini e altro ancora.
Governare significa programmare, fare, realizzare. Gli italiani all’estero in questi anni sono stati destinatari di scelte, politiche, azioni di governo consolidate nel tempo. Vedremo, al di là delle parole di autolegittimazione e di autoconsolazione, quali saranno le proposte e i fatti. Pronti con spirito costruttivo a stimolare, a suggerire, a concorrere al miglior esito delle azioni da mettere in campo, ma anche a giudicare e a levare con fermezza una voce critica quando gli interessi degli italiani all’estero lo richiedano”.