Potrebbe essere il momento giusto per la liberazione di Rossella Urru e Maria Sandra Mariani, probabilmente prigioniere nel Mali settentrionale o in qualche ‘zona franca’ contigua. A sostenerlo e’ Padre Giulio Albanese, fondatore della Misna ed editorialista di Avvenire, secondo il quale, ‘i ribelli del nord del Mali – tuareg, jihadisti, ex mercenari della guerra di Libia – stanno consolidando militarmente le proprie posizioni, sono sotto i riflettori della comunita’ internazionale e cercano legittimazione per un progetto di possibile autonomia politica: se rilasciassero le due italiane e i cooperanti spagnoli potrebbero ottenere una credibilita’ concreta’ e una visibilita’ maggiore’. Trovare interlocutori affidabili, in mancanza di una vera leadership della ribellione contro Bamako, non e’ ovviamente semplice. Ma, sostiene in una conversazione con l’ANSA il direttore di ‘Popoli e Missione’, alcuni presupposti ci sono.
Oggi si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere dell’emergenza Mali; l’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, ha deciso un ‘embargo totale’ nei confronti dei golpisti di Bamako e ‘in generale ci sono indicazioni che la diplomazia si stia muovendo, in particolare la Francia, interlocutore privilegiato nell’area e con molti contatti giusti, oltre a consistenti interessi’. ‘Parigi – osserva Albanese – potrebbe adoperarsi, magari a nome dell’Unione europea – per la liberazione degli ostaggi’.
E, aggiunge, ‘sono certo che la diplomazia italiana stia interloquendo con i francesi’. D’altra parte, se si ‘ipotizzasse un ‘pacchetto internazionale’ per evitare una somalizzazione del Mali e delle aree circostanti, ‘ci si potrebbero utilmente inserire anche i casi Urru e Mariani’. Improbabile, invece un’azione di forza genere Sokoto. I francesi non hanno ostaggi loro e il disastro nigeriano ‘e’ un avvertimento che scoraggerebbe chiunque avesse una malaugurata idea di questo tipo’.
Secondo le valutazioni di molti analisti internazionali, ricorda Albanese, ‘l’idea che si sta facendo strada tra le dune desertiche a cavallo del nord del Mali, della Mauritania, del Ciad, del sud dell’Algeria e’ la costituzione di uno stato nazione tuareg che vada da Timbuctu, a Kidal, a Gao, fino al massiccio algerino dell’ Ahaggar’. Un’ipotesi davvero tutta teorica che farebbe saltare definitivamente il teorema dell’intangibilita’ delle frontire postcoloniali, innescando meccanismi ancora piu’ incontrollabili degli attuali. Ma l’Africa, snobbata dai media, incomprensibile per gli occidentali, comprata dai cinesi, riserva di solito sorprese impreviste.
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