Ha suscitato grande interesse la notizia riferita dal TG della RSI (Tv della Svizzera Italiana) secondo cui il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe rinunciato alla visita ufficiale in Svizzera fino a quando sarebbe rimasto irrisolto il contenzioso inerente il ristorno del prelievo fiscale sul reddito dei lavoratori frontalieri italiani, parzialmente bloccato dal Canton Ticino. Notizia che, per altro, non trova nessuna conferma ufficiale al Quirinale.
“Si deve sottolineare, in ogni caso, l’urgenza di sedersi attorno ad un tavolo e affrontare in via negoziale le questioni che avvelenano i rapporti tra Italia e Svizzera. Ma preliminarmente occorre mettere riparo alla situazione di illegalità determinata dalla decisione del Canton Ticino di bloccare il 50 per cento del ristorno fiscale spettante ai Comuni di frontiera in base agli accordi internazionali vigenti tra Italia e Svizzera” ha dichiarato l’on. Franco Narducci in seguito alle notizie trasmesse dalla RSI. Il parlamentare eletto all’estero e residente in Svizzera ha evidenziando che “ha fatto bene il Presidente Monti a dirsi pronto a trattare con la Svizzera sui capitali detenuti anonimamente dai cittadini italiani nelle banche elvetiche, ponendo tuttavia la condizione del rispetto dei trattati sulla tassazione dei lavoratori frontalieri.
Una posizione in linea con quanto abbiamo sempre chiesto come Partito Democratico e che rispecchia la mozione da me presentata e approvata l’anno scorso nell’Aula di Montecitorio, in cui si chiedeva di rilanciare il dialogo sulle questioni fiscali tra i due Paesi, a partire dalla Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali modello OCSE, per lottare seriamente contro l’evasione fiscale italiana, ma anche di rimuovere la Svizzera dalle cosiddette back-list, oltre a tutelare i diritti dei lavoratori frontalieri”.
Sulla questione dei ristorni Narducci apre, poi, una finestra precisando che “il ristorno, nella misura del 38,8%, è assolutamente intoccabile visto che i nostri frontalieri viaggiano quotidianamente tra i due Paesi e assieme alle loro famiglie utilizzano totalmente i servizi pagati dai loro comuni italiani di residenza. È profondamente ingiusto – conclude Narducci – parlare di una formula di ristorno fiscale diversa da quella attuale”.
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