Se vogliamo davvero rendere omaggio a Mirko Tremaglia impegniamoci a modificare le legge sul voto degli italiani all’estero che volle fortemente. Questo sarebbe davvero un bel gesto del Parlamento per ricordare la memoria di un politico e di un parlamentare che ha caratterizzato la sua storia personale con l’impegno verso gli italiani nel mondo». Eugenio Marino, responsabile Pd per gli italiani all`estero, nel ricordare il politico Fli morto nei giorni scorsi, rilancia la proposta di modifica di una legge che per vedere la luce nel 2001 è dovuta passare attraverso un dibattito politico andato avanti 46 anni e lunghe discussioni intorno ai 143 progetti di legge ordinari e costituzionali. Un successo averla approvata ma, come hanno dimostrato le ultime elezioni, le norme hanno maglie così larghe che la criminalità organizzata ci si è infilata senza troppi problemi e i brogli verificati hanno reso urgente mettere riparo.
Claudio Francelli, presidente dell’ufficio centrale per la Circoscrizione estero, audito dalla Giunta delle elezioni nel 2006, riferì che durante le operazioni di spoglio furono riscontrate gravissime «incongruenze in 75 commissioni su 479 dell’Europa; in 12 delle 113 di Asia-Africa-Oceania-Antardide e in 31 delle 204 sudamericane», senza considerare che alla fine i verbali spariti erano circa 3mila. Eclatante, poi, il caso di Nicola Di Girolamo, Pdl, che si era candidato in mancanza dei requisiti, dichiarando falsamente di essere residente in Belgio: nei suoi confronti si mosse la procura di Roma accusandolo di attentato ai diritti politici dei cittadini, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla sua identità, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici determinata dall’altrui inganno, concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, concorso in falsità in atti destinati alle operazioni elettorali, false dichiarazioni sulle sue generalità.
«Il Pd ha presentato un proposta di legge sia alla Camera sia al Senato, primi firmatari i capigruppo – spiega Marino – al fine di rendere trasparente il voto all’estero anche attraverso la creazione di un Albo degli elettori». L’iter è stato avviato in Commissione Affari costituzionali al Senato, relatore Lucio Malan (Pdl), che sta lavorando ad un testo unificato partendo dalle 7 proposte presentate dai partiti. «Tornare al voto con l’attuale sistema sarebbe una follia oltre che un inutile dispendio di denaro», secondo Marino. Il Pd propone, tra l’altro, che siano gli elettori residenti all’estero a chiedere la scheda elettorale (oggi viene inviata a tutti gli aventi diritto, circa tre milioni di italiani che vivono all’estero, e ne tornano indietro meno della metà), che dovrebbero poi inviare in un plico accludendo anche una fotocopia del proprio documento evitando così (come è avvenuto) possibili brogli. Altro punto debole dell’attuale legge è la scheda stessa: oggi viene stampata negli stati di residenza degli italiani e molto spesso è diversa da luogo a luogo, rendendo più difficile il controllo di schede false che vengono “gestite” a pacchetti dalla criminalità organizzata. Esteban Caselli (Pdl) in una delle sue proposte, invece, prevede di istituire delle vere e proprie sezioni elettorali, sul modello di quelle italiane.
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