A Natale sono andato in Gran Bretagna a trovare i miei parenti che vivono da molti anni a Winchester, deliziosa cittadina nella contea dell’Hampshire, con la celebre cattedrale gotica, immortalata nell’omonima canzonetta del ’68.
In quella campagna tutto scorre pacatamente, nel grigiore del tempo atmosferico e nel rispetto di tutte le regole sociali. Tutti rispettano tutti e tutto ciò che deve essere rispettato. Per strada, nella zona pedonale della cittadina con i suoi antichi palazzi e tipici negozi; nei viottoli con l’erbetta e la ghiaia che ti conducono dentro casa. Ognuno si fa i fatti propri, tanto che mio cognato – purissimo inglese – mi confessò che incontrò e conobbe i propri dirimpettai, dall’altra parte della strada, solo dopo qualche anno.
Le case, con stesso stile nella medesima via, hanno tutte immense finestre prive di scuri o persiane o grate di ferro e le porte di casa, sempre di vetro, hanno una serratura ad una mandata simile a quelle che usiamo noi italiani per il bagno di casa.
In questa riservatezza maniacale che arriva all’individualismo spinto, mia sorella svolge un’attività da medico psichiatrica molto apprezzata localmente. Possiamo affermare, pertanto, che è un’italiana molto integrata all’estero. Ha contatti con altri italiani, non per motivi di patriottismo, ma di lavoro o di amicizia.
Quando le ho chiesto se sapesse qualcosa dei Parlamentari italiani eletti nelle circoscrizioni estere; quando le ho citato, per esempio, un certo Di Biagio o un Di Girolamo, eletti, appunto in Europa, mi ha confermato che, praticamente, nessun italiano da quelle parti sa qualcosa di quei politici e della politica italiana in generale, se non limitatamente a quei vergognosi fatti apparsi nei media britannici sul Bunga-Bunga di Berlusconiana memoria, artatamente propagandati e montati dall’opposizione nostrana. L’unica cosa di cui invece parla mia sorella, riguardante i rapporti tra l’Istituzione pubblica italiana e gli italiani all’estero, fa riferimento al fatto contingente relativo alla chiusura dei Consolati periferici che costringono quegli italiani all’estero, per qualsiasi problema burocratico, a recarsi all’Ambasciata di Londra. Questa, come quelle in tutte le altre capitali, chiude il servizio a mezzogiorno, ed ovviamente il sabato e la domenica.
Morale: per rinnovare il passaporto bisogna, dopo aver preso appuntamento, prendere il treno nelle ore di punta al mattino, durante le quali il prezzo è maggiorato (da Winchester: oltre 50 sterline) e passare una giornata a Londra tornando a casa nel pomeriggio. E pensare – mi raccontava mia sorella – che le era stato proposto addirittura di assumere la carica di volontaria del consolato locale per il disbrigo, proprio delle pratiche burocratiche. E’ stata lei a domandarmi se sapessi perché abbiano soppresso qualsiasi forma di supporto decentrato agli italiani all’estero, in considerazione anche del fatto che, proprio a Winchester, ci sono molte scuole per giovani studenti italiani che si recano in quella cittadina per imparare l’inglese. Ho risposto molto semplicisticamente che, probabilmente, lo hanno fatto per questione di budget a disposizione, ma lei mi ribatté che avrebbe svolto quella mansione gratuitamente… da casa propria, vivendo nell’era di Internet e della Royal Mail (posta) che, in Gran Bretagna, funziona molto bene.
Proposta di ItaliaChiamaItalia: ma perché non si attiva una rete di affidabili volontari italiani stanziali per il semplice smistamento e raccolta dati in periferia che rappresentino un punto di riferimento e “Pronto soccorso burocratico” locale? Costoro potrebbero essere ricompensati solo ed esclusivamente con un titolo di pseudo-console onorario avente diritto ad un viaggio aereo per la famiglia da-verso l’Italia all’anno. L’ambasciata londinese, così, si vedrebbe alleggerita dell’enorme onere del contatto diretto col pubblico, anche se aprire gli uffici un paio d’ore anche “in the afternoon”, non le farebbe certo male, quantomeno l’italiano della periferia inglese pagherebbe il biglietto del treno in orario “fuori punta” a metà prezzo…
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