E’ tempo di legge di stabilità e, come è ormai tradizione, i deputati del PD eletti all’estero hanno stilato un comunicato per cominciare a mettere le mani avanti lamentando che verranno ancora una volta saccheggiati i capitoli del MAECI relativi agli italiani all’estero. In particolare diminuiranno le risorse da destinare alla promozione della lingua e cultura. Ci sarà un’ulteriore restrizione dei fondi per la rappresentanza, già ridotti all’osso. Per non parlare della contrazione della rete dei servizi all’estero a seguito della diminuzione di strutture e di personale, per di più combinata con l’aumento delle tariffe consolari. I firmatari chiedono inoltre l’esenzione dall’IMU e dalla TASI delle case possedute da tutti i cittadini italiani all’estero nonché il giusto riconoscimento delle detrazioni per carichi di famiglia per chi lavora in paesi dell’UE e soprattutto in quelli extra UE.
Per dovere (Farina, Fedi, Garavina e Porta sono stati funzionari di patronato prima di entrare in Parlamento) si sentono in obbligo di chiedere che non ci sia “dell’ulteriore penalizzazione dei Patronati”.
Ora sorge spontanea la solita domanda: se il governo farà orecchie da mercante e tirerà diritto sulla strada dei tagli agli italiani all’estero, i nostri che faranno? Voteranno contro la legge di stabilità? O almeno si asterranno? Domanda retorica invero. Tanto che la risposta è già nell’ultimo paragrafo del comunicato, laddove si esorcizzano le “consuete fughe propagandistiche e le acrobazie antagonistiche di chi, dopo l’iniziale sostegno al Governo, dall’oggi al domani ha deciso di vestire i panni dell’oppositore”.
Ce l’hanno col MAIE che all’inizio, quando Renzi formò il governo, non essendo un partito ideologico, gli diede credito in attesa di vedere come avrebbe operato. Quando però fu chiaro a tutti che questo governo stava procedendo in una direzione opposta a quanto auspicato degli italiani all’estero, il MAIE dichiarò la sua opposizione. Come fa un gruppo politico non ideologicizzato.
Insomma, con il comunicato i cinque eletti del PD più Tacconi se la cantano e se la suonano da soli e la traduzione è: questo governo continuerà con i suoi tagli selvaggi alle risorse per gli italiani all’estero, ma noi voteremo a favore perché siamo o non siamo soldatini di partito? In fondo l’abbiamo imparato alle medie che “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.
Ma allora perché prendersela preventivamente con gli uomini liberi del MAIE, che voteranno contro i tagli e non potranno non segnalare la doppia morale di chi predica bene e razzola male?
Si sa, è una vecchia tattica quella di gridare alla provocazione per chi è dialetticamente con le spalle al muro. Ne ho la riconferma leggendo una nota dell’On. Fedi – arrivata mentre scrivo – in risposta alle osservazioni di Mariano Gazzola (MAIE) contrarie all’introduzione dello ius soli. Le critiche di chi non la pensa come lui sono archiviate in automatico sotto la voce “piccole provocazioni propagandistiche”. Certo Fedi ricorda di avere “sempre dato atto al MAIE, quando insieme facevamo opposizione al Governo Berlusconi, di un atteggiamento e comportamento corretto ed utile a far avanzare la causa degli italiani all’estero”. Ma quando lo stesso atteggiamento e comportamento il MAIE lo attua in opposizione al governo Renzi, diventa tout court “così distante dall’immigrazione in Italia e dai suoi bisogni e richieste”.
Per calcare la mano poi il deputato del PD si inventa che il MAIE “si è alleato con Forza Italia e Lega Nord” tralasciando il piccolo dettaglio del gruppo parlamentare proprio alla Camera assieme a Verdini.
E’ dura da comprendere, per chi ha ubbidito prima alle direttive del patronato ed ora a quelle del partito, la libera scelta dei liberi parlamentari del MAIE che, pur non dando la fiducia al peggior governo per gli italiani all’estero, votano di volta in volta a favore di leggi e provvedimenti che ritengono giusti. Per esempio votano a favore delle riforme.
E dunque ognuno si assuma le proprie responsabilità. Presto vedremo chi sarà a favore e chi contro i tagli. Ma facciamo una preghiera con tutto il cuore agli onorevoli Fedi, Farina, Garavini, La Marca, Porta più Tacconi: per favore questa volta non offendano la loro e la nostra intelligenza con gridolini di gioia per l’approvazione di qualche loro (inutile) ordine del giorno, anche perché ormai non ci casca più nessuno.
Lasciatemi finire con un’ultima osservazione. Nella sua replica a Gazzola, l’on. Fedi scrive: “Per quale ragione allora insistere in aula su emendamenti che già in partenza si sapeva che sarebbero stati travolti sotto uno tsunami di voti contrari? Semplicemente per trasformare l’obiettivo della cittadinanza in uno strumento di propaganda politica, alle spalle dei tanti che ci credono e l’attendono. Ebbene, noi non siamo fatti così. Gazzola ne prenda atto”.
Sicuramente Gazzola ne prenderà atto, io vorrei che l’on. Fedi prendesse atto di quante volte l’On. Tremaglia ha “insistito in aula su emendamenti che già in partenza si sapeva che sarebbero stati travolti sotto uno tsunami di voti contrari” prima di riuscire nell’impresa di vincere la battaglia per il voto all’estero.
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