Su Il Gazzettino focus sul bellunese d’America che mise i gelati in cono. “Chi ha inventato il cono gelato? Sono stati i siriani/libanesi o i cadorini? E qualora si segua la pista cadorina, il primato va ad Antonio Valvona, che ha brevettato la sua invenzione il 3 giugno 1902 o viene generalmente accreditato a Italo Marchioni (inglesizzato in Marchiony) il cui brevetto risale invece al 15 dicembre 1903? Non è così semplice, perché Valvona è sì arrivato primo, ma pare che solo Marchioni abbia poi iniziato una produzione industriale. Di più: sia quella di Valvona sia quella di Marchioni era una specie di tazzina di cialda edibile, mentre per arrivare a una cialda arrotolata a forma di cono bisogna aspettare il 1904 con il libanese Abe Doumar che inventa una macchina (ancora esistente) per ottenere il cono gelato, anche se la paternità è attribuita al siriano Ernest Hamwi”.
“Come si vede una bella matassa, e sbrogliarla non è semplice. L’unica certezza è che tutti questi personaggi hanno messo a punto le loro creazioni negli Stati Uniti, in particolare ma non solo nella zona di New York”.
“Non sappiamo di dove sia originaria Valvona poiché i documenti d’immigrazione emettono come luogo di nascita Manchester, che invece era il porto d’imbarco. Abbiamo notizie più precise su Italo Marchioni, nato a Peajo di Vodo di Cadore, in provincia di Belluno, il 21 dicembre 1868 (l’atto di nascita è conservato negli archivi municipali). Dopo esser passato per Jesi, nelle Marche, emigra negli Stati Uniti. I due si conoscono, forse hanno collaborato, ei brevetti sono segno di una guerra commerciale. Il cugino di Italo, Frank Marchiony, socio di Valvona, testimonia in tribunale contro il parente e la corte dà loro ragione: il brevetto di Italo Marchioni è caratterizzato da un plagio di quello di Antonio Valvona. Ma la vittoria giudiziaria non corrisponde alla vittoria commerciale: sarà Italo, ormai per tutti Marchiony, ad iniziare la produzione industriale con la sua fabbrica di Hoboken, nel New Jersey, e diventa un ricco e stimato imprenditore. Quando muore, a 86 anni, nel luglio 1954, il “New York Times” gli dedica un ricordo”.