Sono undici, tutti provenienti dall’Argentina. A legarli c’ è un’origine comune, discendenti di terza o quarta generazione di emigranti partiti dal Friuli nel 1800. Anni difficili in cui trovare un’occupazione a Gemona, Pesaris, Udine, Visco o Tarcento era un’impresa. Da qui la scelta di tentare l’avventura oltreoceano, tenendo però sempre nel cuore la Piccola Patria.
Oggi, quasi due secoli dopo, questi ragazzi, grazie all’Università, all’Ente Friuli nel Mondo e alla Regione Fvg, hanno la possibilità – scrive il Messaggero Veneto – di partecipare a un corso di perfezionamento dal titolo emblematico, “Valori identitari e imprenditorialità”.
Ieri a palazzo Florio c’è stata la presentazione con gli interventi della coordinatrice del progetto, Raffaella Bombi, dell’assessore regionale alle Autonomia locali Pierpaolo Roberti (collegato in videoconferenza), del prorettore Angelo Montanari, del referente di Efnm Christian Canciani, della direttrice vicaria del Dipartimento di studi umanistici Laura Pani, dei sindaci di Udine e Meduno, Pietro Fontanini e Marina Crovatto, degli amministratori di Gemona e Visco, Monica Feragotto e Katia Venica.
“Gli antenati di questi ragazzi hanno lasciato una terra, il Friuli, povera di opportunità e stretta nella morsa delle difficoltà e degli stenti – ha esordito Fontanini -. Oggi il quadro è cambiato radicalmente: il Friuli ha un tessuto economico che esprime una domanda non del tutto soddisfatta dall’offerta. Per questo sarebbe importante che i giovani di oggi decidessero di tornare a casa, compiendo un viaggio inverso rispetto a quello dei loro antenati”.