Roma – Dal senatore Pd Claudio Micheloni – presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero al Senato – che preferisce “non rilasciare dichiarazioni per il momento”, al pidiellino Guglielmo Picchi, eletto nella ripartizione estera Europa e residente a Londra, che rilancia la sua antica proposta di “vietare che le loro attività siano retribuite con soldi pubblici”, fino ad arrivare ai deputati democratici Laura Garavini e Fabio Porta che li difendono a spada tratta. I patronati all’estero sono nell’occhio del ciclone ma i parlamentari eletti all’estero, tranne l’ex forzista, non sembrano volerla dare vinta ai contestatori. Anche perché significherebbe mettere in discussione un sistema che, da anni, garantisce un importante bacino di voti grazie all’appoggio in campagna elettorale. E questo è un fatto.
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Claudio Micheloni, senatore Pd residente in Svizzera, preferisce evitare di pronunciarsi sul caso Giacchetta, sulle indagini in corso che riguardano il senatore di Scelta Civica Aldo Di Biagio, e sul ruolo dei patronati in tutte queste vicende, rispondendo con un deciso “in questo momento preferisco non pronunciarmi, desidero riflettere e approfondire la questione prima di rilasciare commenti sull’argomento”. Altri eletti, invece, non si lasciano sfuggire l’occasione di dire la propria opinione sui presunti attacchi all’istituzione dei patronati. “È in atto da tempo, nei confronti dei patronati, una campagna denigratoria, fuori luogo e infelice che non condivido e condanno apertamente. Certamente devono essere eseguiti controlli severi, che non lascino adito a buchi, lacune o dubbi sull’operato di queste strutture”. Così Laura Garavini, deputata democratica eletta in Europa, che raggiunta telefonicamente da ItaliaChiamaItalia, spiega: “Purtroppo abbiamo assistito a un periodo in cui si è legittimata l’apertura e il fiorire selvaggio di una serie di sedi patronali di recente formazione che hanno dato origine a vergognosi casi di truffa. È chiaro che episodi di questo tipo devono essere non solo evitati e perseguiti, ma anche prevenuti nei limiti del possibile. Non è tollerabile, però, passare da questa considerazione alla denigrazione dell’intera categoria”. Anche ipotizzando che non si presentino mai più casi di truffa, viene da chiedersi quale sia la reale utilità dei patronati nell’epoca della burocrazia on line. “Le difficoltà dei nostri connazionali di prima generazione dimostrano che c’è ancora bisogno dell’azione dei patronati che rappresentano un supporto unico. Certamente è necessario uno sforzo massiccio per snellire la burocrazia, evitare che esistano ancora difficoltà insormontabili per i nostri connazionali e favorire il fatto che non ci sia più bisogno di strutture di supporto. Anche in relazione alla riduzione della rete consolare, il patronato – conclude Garavini – rimane l’unico soggetto attivo sul territorio a cui possono rivolgersi i nostri connazionali”.
“Tutti gli eletti, perfino quello del Movimento 5 stelle, vengono dai patronati. Solamente io non ho mai avuto legami con loro” sbotta Guglielmo Picchi, l’unico eletto del Popolo della Libertà all’estero, che non ha mai nascosto il suo pensiero sui patronati. “La mia opinione è la stessa dal 2006, il patronato italiano all’estero non deve esistere, se il patronato vuole svolgere le proprie attività all’estero può farlo, ma senza essere retribuito con i soldi pubblici”. “La mia domanda è sempre la stessa: se io che vivo all’estero da sempre non ho mai utilizzato il patronato, allora è così fondamentale? Chi lavora all’estero – prosegue il pidiellino a colloquio con Italiachiamaitalia.it – ha la pensione all’estero e le tasse ormai si possono pagare on line, in passato il patronato aveva una funzione sociale che nel 2013 non c’è più. È anacronistico, non è utilizzato dai giovani che vanno all’estero e costa tanto, non ci possiamo più permettere un’istituzione costosa in un momento di ristrettezze economiche, ancor di più se scopriamo che è stato usato a fini di truffa”. “Lo ripeto ancora una volta – conclude Picchi -, il patronato non deve più operare, già nel 2009 avevo presentato una proposta di legge che impediva al patronato di fare attività e attribuiva le sue responsabilità al corrispettivo italiano risolvendo, di fatto, il caso Giacchetta”.
“Credo che qui si faccia confusione tra il bambino e l’acqua sporca, cancellare i patronati per i casi di truffa sarebbe come cancellare tutti i consolati per i pochi episodi di truffa sulla cittadinanza – risponde Fabio Porta, eletto alla Camera con il Partito Democratico in Sud America -. I patronati sono fondamentali, come tutto il sistema di rappresentanza. Se ci sono stati episodi di illecito devono essere chiariti dalla magistratura, ma far derivare da questa considerazione conclusioni sull’inutilità del patronato non è corretto, semmai andrebbero rafforzati visto che sono rimasti solamente loro a fornire determinati servizi”.
Più che i patronati, andrebbero rafforzati i controlli. “Avendo lavorato nei patronati so benissimo che non si sono mai sottratti al controllo, anzi ne hanno chiesto un aumento. Come sempre si tratta di distinguere tra patronati seri e meno seri, tra operatori seri e non seri, maggiori controlli avvantaggeranno le entità che lavorano meglio, su questa richiesta il mio parere è senza dubbio favorevole”. I lettori, allora, potranno ipotizzare che gli eletti promuoveranno questa richiesta in Parlamento. “Stiamo chiedendo da anni un maggiore coordinamento tra patronati e Mae – risponde Porta, residente in Brasile -, se la nostra proposta andasse avanti avrebbe, come conseguenza, un maggiore controllo da parte della pubblica amministrazione, è questa la strada giusta”.
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