Mariano Gazzola, coordinatore del MAIE Argentina, commenta le ultime dichiarazioni degli eletti all’estero del Pd per ciò che riguarda la scelta del Movimento Associativo Italiani all’Estero di passare all’opposizione. Dichiarazioni contenute in un comunicato nel quale quelli del Pd, sottolinea Gazzola, “insistono nel rifiutare la proposta del MAIE di costituire un unico gruppo parlamentare degli eletti all’estero”. Lo fanno “con una loro proposta, che conferma quanto fallimentare sia la strategia di obbedire al partito nella speranza che gli italiani nel mondo diventino un interesse della segreteria partitica, e con una provocazione”.
Vediamo. “Il primo argomento invocato dai deputati PD è la ‘democrazia’. Nel comunicato si legge: ‘i voti agli elettori all’estero sono stati chiesti da liste e candidati in competizione politica tra loro e quindi sarebbe poco comprensibile da un punto di vista democratico che all’indomani delle elezioni gli antagonisti del giorno prima diventino i parenti del giorno dopo’. Il sistema di elezione all’estero prevede le preferenze, e i candidati concorrono all’interno di ogni lista per vincere. Quindi, se gli eletti all’estero, antagonisti prima delle elezioni, successivamente diventassero ‘parenti’ in uno stesso gruppo parlamentare, vorrebbe dire, secondo gli amici del PD, che non sono democratici? I senatori del PD hanno firmato un emendamento, che propone una modifica al regolamento del Senato per consentire la costituzione di un gruppo di eletti all’estero, anche se non raggiungono il numero minimo: l’hanno fatto perché sono poco democratici? I parlamentari che alle elezioni erano ‘antagonisti’ e poi si sono ‘apparentati’ per costituire una maggioranza di governo (come quella che sostiene Renzi), sono anche loro ‘poco democratici’? Dal punto di vista della comunicazione fa sempre effetto, soprattutto quando non si dispone di argomenti validi a sostegno di una tesi, accusare come ‘poco democratica’ l’idea altrui. Ma come argomento è pericoloso come un boomerang!”.
“Il secondo argomento – continua Gazzola – sembra un po’ più consistente. Sembra, ma niente di più. ‘È da dimostrare che chiudersi in un piccolo ghetto di eletti all’estero sia più produttivo che cercare di condizionare dall’interno le grandi forze parlamentari che esprimono la linea di governo e le politiche di settore’. Certo, la ‘produttività’ di un gruppo degli eletti all’estero è cosa da dimostrare. Ma è più che dimostrato che nei governi che si sono succeduti negli ultimi 8 anni (metà dei quali erano sostenuti dal PD), la strategia di ‘condizionare dall’interno le grandi forze parlamentari’ è miseramente fallita.
Questo è il punto: non ci si possono aspettare risultati diversi obbedendo alle segreterie di partito!”.
“Il terzo argomento è di un particolare candore: ‘Terzo luogo, due Comitati per gli italiani nel mondo già esistono nei due rami del Parlamento, e pare che non stiano facendo male’. Certo che non fanno male! Ci mancherebbe altro! Ma quali sono i risultati concreti della loro azione? Argomenti come questi ci portano, proprio per la loro debolezza intrinseca, a pensare di proporre un timido cambio di strategia (riconoscere che finora si è sbagliato sarebbe già un passo in avanti).
Veniamo ora alla proposta: ‘In quarto luogo, se si vogliono veramente unire le forze per contare di più nelle scelte di governo, senza annullare qualunquisticamente le differenze, la soluzione ci sarebbe, e noi stessi l’abbiamo proposta: quella di una Commissione bicamerale sulle migrazioni e le mobilità che unisca gli eletti all’estero e importanti personalità elette in Italia e che abbia poteri di proposta e di indirizzo sulle politiche che ci riguardano’. A cui segue la provocazione, che è una domanda retorica: ‘E’ disposto il MAIE a votare a favore della nostra proposta già depositata da tempo?’. Certo che siamo disposti a votare a favore di una Bicamerale, ma che si occupi esclusivamente degli italiani all’ estero, e non dei movimenti migratori. Sarebbero disposti gli eletti in Italia del PD a votarla? Potrebbero ricordare che a presentare per primo la proposta di una Bicamerale per gli italiani nel mondo, fu un certo Tremaglia! Ma non è anti democratico ‘imparentarsi’ con gli ‘antagonisti’?”.
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