Newark – "Siamo il movimento civico degli italiani in Nord e Centro America". Con queste parole Salvatore Ferrigno riassume il significato della sua iniziativa politica, con la quale si prepara a rientrare in Parlamento dopo la mancata ricandidatura del 2008. A colloquio con ItaliaChiamaItalia, a margine del II congresso di Insieme, tenutosi sabato a Newark, in New Jersey, l’ex deputato di Forza Italia spiega: “Questo congresso e’ l’incontro tra tutti i dirigenti locali, ci prepariamo per le elezioni del 2013 iniziando a delegare l’individuazione dei candidati più idonei – spiega Ferrigno, che non disdegna una frecciata agli altri ‘movimenti’ che in queste ore stanno facendo parlare di sè -. Noi siamo dalla parte dei cittadini e non siamo legati a dei partiti già esistenti, quelli del Maie invece hanno firmato un assegno in bianco con l’Udc".
"Anche se ho una storia di destra – spiega Ferrigno -, questo non esclude che possiamo appoggiare un governo di centrosinistra, se fosse interessato ad accogliere le nostre richieste. L’importante e’ che facciano gli interessi degli italiani nel mondo, a noi interessa questo prima di qualsiasi schieramento politico".
Spending review? Iniziamo dai consolati – "Non presenteremo candidati che abbiano pendenze con la legge", dichiara Ferrigno al nostro quotidiano online. Ferrigno analizza anche gli sprechi da colpire: "Un console generale ha sempre in dotazione un corredo e ogni spostamento costa 5 milioni di euro ogni 4 anni. Ho chiesto al precedente governo un taglio su tutto questo e mi e’ stato risposto che ‘tanto sono solo 110’. Questi sono gli sprechi che andrebbero tagliati nella spending review". "Ogni funzionario della Farnesina costa molto di più di un impiegato locale, a Philadelphia abbiamo otto dall’italia e otto locali nel consolato. Quelli locali costano un quarto e l’80 per cento del lavoro lo fanno gli impiegati a contratto, non i funzionari".
"Si vuole razionalizzare, questo non significa tagliare. Abbiamo una marea di patronati che sono come le caserme dove non ci sono le questure, i patronati sono radicati e potrebbero fare le pratiche del consolato. Ad esempio, qui in America andiamo a fare il passaporto all’ufficio postale, e’ tutto più veloce e non ci sono possibilità di frodi". "Bisogna adottare misure meno costose e attente alle fasce più deboli – conclude Ferrigno -. All’estero vediamo anziani con difficolta’ guidare e muoversi fino al consolato, ma perche’ il certificato di esistenza in vita non lo puo’ fare un medico?".
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