Marco Fedi, deputato Pd eletto all’estero e residente in Australia, nei giorni scorsi si è confrontato, durante una intervista radiofonica, con Mario Fera, coordinatore MAIE Oceania. I due hanno parlato di emigrazione, di politica, di Australia naturalmente. Fedi recentemente ha espresso valutazioni positive sul Movimento Associativo Italiani all’Estero, ma durante il dibattito radiofonico con Fera è stato invece più pungente. Che succede? Fedi si contraddice?
L’onorevole sceglie ItaliaChiamaItalia per fare chiarezza: “La prima considerazione è che, in questa fase, mi sembrano premature sfide all’OK Corral. Ed a Melbourne si è cercato di fare proprio questo. Non siamo ancora in campagna elettorale, non abbiamo ancora candidati, non abbiamo ancora programmi elettorali. Abbiamo invece qualcuno, il candidato MAIE, che sostiene di aspirare ad essere l’ago della bilancia del sistema politico-istituzionale italiano: ecco, avere questa aspirazione come chiave di lettura politica della propria azione non solo è profondamente sbagliato, ma è anche pericoloso”.
“Un conto è ritenersi pronti a questa eventualità – sottolinea Fedi -, avere le idee chiare su come gestire questa fase molto delicata e difficile in ogni democrazia, quella di un’assenza di una chiara maggioranza e quindi di dover ricorrere a maggioranze spurie o di emergenza, in cui il MAIE, con senso di responsabilità faccia la sua parte. Altra cosa è presentarsi agli elettori con quest’unico obiettivo”.
E ancora: “Parlare poi dei parlamentari eletti all’estero come colpevoli di scarse realizzazioni, fuorché gli eletti del MAIE, mi pare molto strano. L’azione parlamentare ha delle dinamiche complesse che vanno oltre la sfera del sostegno alla maggioranza e a un Governo. L’azione parlamentare, peraltro, è misurabile: non è OpenPolis che fa testo ma gli emendamenti, gli interventi, le mozioni. Come è stato un gigantesco autogol sostenere che non ci sono state proposte di parlamentari eletti all’estero trasformate in legge: proprio in un dibattito con il sottoscritto – conclude il deputato dem – che è l’unico, per ora, ad avere avuto approvata una legge che porta il nome di un eletto all’estero”.
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