Maggiore trasparenza nella spesa e qualche segnale positivo. Per il resto tagli e tasse. Il quadro complessivo è ancora insufficiente. Questo il giudizio sintetico sulle norme che il decreto introduce per gli italiani all’estero.
L’approvazione senza emendamenti del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, introduce alcune misure per le comunità italiane nel mondo inserite dal Senato. Si tratta del provvedimento che ha introdotto il bonus fiscale di € 80 mensili e sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia anche alla Camera e quindi non sono possibili miglioramenti del testo.
Con l’approvazione del decreto si apre una necessaria discussione con il Governo sulla organizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo, sulle risposte alla aumentata richiesta di servizi consolari e sulle assunzioni di personale impiegato localmente. Ed ha solo inizio il percorso per una maggiore trasparenza nelle spese di rappresentanza dei consolati – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
La realtà, però, ci consegna solo delle opportunità che andranno verificate nei prossimi mesi. Se ad esempio non dovessimo raggiungere l’obiettivo di migliorare i servizi consolari, con adeguate risorse e personale, avremo unicamente istituito una nuova tassa in materia di riconoscimento della cittadinanza italiana.
Nella tabella dei diritti consolari è stata inserita una tassa di €300. Nel parere approvato in Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, abbiamo chiesto che le nuove risorse e tutto l’insieme delle percezioni consolari possano confluire a fondi di gestione presso le sedi consolari, consentendo quindi l’utilizzo delle risorse per migliorare i servizi consolari.
Per quanto riguarda il personale del Ministero degli Affari Esteri, viene istituito un fondo unico per le spese di rappresentanza delle sedi all’estero a cui si accederà su base di rimborsi medi forfettari. In questo modo si realizza una distinzione netta tra spese di rappresentanza e le altre indennità di sede. Tutte le spese legate alle attività che gli uffici svolgono all’estero entrano nel fondo per la promozione dell’Italia nel mondo. Il nuovo regime – ricorda Fedi – è un primo concreto passo in direzione della piena trasparenza e della chiarezza nelle spese di rappresentanza. Per quanto concerne il contingente del personale all’estero, che dovrebbe favorire l’assunzione di personale a contratto locale, occorrerà verificare che il Ministero degli Affari esteri completi gli organici utilizzando il contingente rideterminato a partire dal 2015. Non è assolutamente scontato che le cose vadano effettivamente in questa direzione.
Per il CGIE, infine, sono ridotte considerevolmente le spese di funzionamento rimodellandone la composizione. Dal prossimo rinnovo, il numero complessivo dei membri passa a sessantatré, di cui quarantatré eletti dall’estero e venti in rappresentanza governativa. Sette dalle associazioni, quattro dai partiti, sei dalle confederazioni sindacali e dai patronati, uno ciascuno dalla Federazione nazionale della stampa, dalla Federazione unitaria della stampa italiana all’estero e dalla organizzazione dei lavoratori frontalieri. L’Assemblea plenaria del CGIE potrà riunirsi in via ordinaria una sola volta a Roma, anziché due, mentre le Assemblee continentali continueranno a riunirsi due volte l’anno nelle proprie aree continentali e in occasione dell’Assemblea plenaria. Il Comitato di Presidenza è composto da nove membri, il segretario generale, quattro vice-segretari e quattro componenti per le aree continentali (Europa e Africa del Nord, America Latina, Paesi Anglofoni extra-Europei e nomina Governativa).
Anche in tema di rappresentanza – sottolinea l’On. Marco Fedi – dobbiamo guardare con attenzione alla discussione in corso sul livello parlamentare e poi ridisegnare la rete di rappresentanza nel mondo partendo dalle ragioni della politica e della partecipazione, non unicamente dalle esigenze di bilancio.
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