Marco Fedi, deputato del Partito Democratico eletto all’estero e residente in Australia, fra i relatori presenti al tavolo del dibattito sul voto all’estero nell’ambito della Festa del Pd di Pesaro, ha prima di tutto lamentato il “deficit di attenzione” verso gli italiani nel mondo “nonostante 5 anni di rappresentanza in Parlamento”. Necessario fare una seria riflessione sulla “qualità della rappresentanza”, sempre che si abbia ascolto "da un Governo disponibile a recepire ciò che proviene dalle comunità. Non è così oggi e non lo è stato in passato”, ha ammesso Fedi, con grande onestà intellettuale e politica, visto che il "passato" vuol dire governo Prodi, e maggioranza di governo di cui Fedi – alla sua seconda legislatura – faceva parte.
Vanno superate "posizioni di parte" per portare a casa qualcosa a favore degli italiani nel mondo, ha dichiarato ancora il deputato Pd, aggiungendo che sì, il voto all’estero va modificato, ma più di ogni altra cosa in questo momento, dopo i recenti attacchi, va difesa "la circoscrizione estero” perché “se cade l’impianto tecnico non avremmo modo di esercitare il nostro diritto”.
“Di questo, ma anche di cittadinanza, vorremmo discutere con il Governo che invece parla di riforme costituzionali, cosa che temo possa essere un diversivo, una distrazione, come sta accadendo in Inghilterra”.
La 459/2001 va modificata perché “lacunosa”; tra le modifiche previste dal ddl del Pd, Fedi ha citato l’inversione del diritto d’opzione (se vuoi votare lo devi dire), la creazione dell’elenco elettorale, l’aggiornamento dei recapiti postali, la stampa di tutto il materiale in Italia, l’inserimento di fotocopia di documento e firma dell’elettore nel plico, uno scrutinio diviso per ripartizione.
“Rimane aperta la questione politica del meccanismo: all’estero votiamo con le preferenze, in Italia no. Auspico un collegamento più stretto con la legge elettorale italiana, che spero cambi e che reintroduca le preferenze. Noi – ha sottolineato l’onorevole – crediamo nelle comunità italiane all’estero perché rappresentano un patrimonio di cultura, conoscenza e intelligenza che vuole trovare un rapporto con le istituzioni italiane”.
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