Roma – “È evidente che non siamo felici”. Il commento più sincero all’alleanza con il nemico di sempre, Silvio Berlusconi, viene dal deputato democratico eletto in Australia, Marco Fedi, che non nasconde quanta fatica sia costato questo voto di fiducia. Avete votato ‘attappandovi il naso’? “Non userei questa espressione – spiega Fedi a Italiachiamaitalia.it -, saremmo stati costretti a tapparci il naso se i nomi dei ministri fossero stati impresentabili. Per fortuna non è così e, quindi, abbiamo avuto modo di votare una fiducia convinta”. In realtà, l’onorevole non sembra così convinto. “Ho espresso una fiducia ragionata, che solo dopo è diventata convinta – aggiunge Fedi correggendo il tiro – e che sarà misurata passo dopo passo, non si tratta di una fiducia data in bianco né, tantomeno, Letta l’ha richiesta”. “Mi rendo conto – aggiunge – delle difficoltà del premier che dovrà negoziare continuamente, sarà un lavoro difficile e per questo, nel discorso di ieri, ha disegnato solamente un quadro generale. Non è ancora possibile fare delle previsioni e, per ora, bisogna pensare a procedere con un governo di emergenza, poi vedremo le altre novità”. Le perplessità, però, rimangono. “Siamo in una condizione in cui non possiamo permetterci perplessità – ribatte Fedi -, lo abbiamo dimostrato con il nostro atteggiamento nei lavori della direzione nazionale e all’assemblea del gruppo. Siamo in una condizione di assoluta emergenza e il governo Letta è l’unica risposta possibile dopo il tentativo serio e onesto di Bersani. Ci siamo ritrovati sulle spalle un fallimento di cui abbiamo pagato il prezzo, ora non ci sono più alternative”.
“Come ha chiaramente indicato Napolitano, per le riforme costituzionali ed elettorali serve un governo di compromesso, un governo politico e non tecnico o del presidente. È evidente che la convinzione maturerà durante il cammino del governo, abbiamo visto che Letta ha già saputo mantenere un atteggiamento forte contro la tentazione di inserire ministri degli scorsi governi e ha impresso una forte svolta indicando nomi del tutto nuovi. Penso soprattutto a Emma Bonino e al ministero dell’Integrazione; ora vedremo se gli impegni per gli italiani nel mondo andranno al di là del breve passaggio nel discorso programmatico”. “Naturalmente non sono felice e nessuno di noi lo è – conclude Fedi -, non è il governo che volevamo ma questo è l’unico possibile”.
Insomma, secondo Marco Fedi non c’è proprio niente da festeggiare. Non tutti gli eletti del Pd, però, sembrano disposti ad abbandonare la linea della diplomazia, nonostante la nascita di un esecutivo pesantemente sbilanciato a destra. “Questa è una vostra opinione” esclama l’onorevole eletto in America Latina Fabio Porta che, di un governo pidiellino, proprio non vuole sentir parlare. “Non credo affatto che l’esecutivo Letta sia sbilanciato a destra, il premier è del Pd e non mi sembra un dato irrilevante, avvalorato da altri incarichi che hanno un peso specifico, come il ministero degli Esteri a Emma Bonino, che sicuramente non è del Pdl e che, fino a pochi mesi fa, era il vicepresidente del Senato indicata dalla nostra coalizione di sinistra”.
“Credo che, così come abbiamo potuto apprezzare l’istituzione di un ministero per l’Integrazione e l’incarico a una collega del Pd – prosegue Porta -, avremo modo di provare altrettanto apprezzamento per le scelte operate nella scelta dei viceministri e nella composizione della squadra, dove ci sarà senza dubbio una particolare attenzione agli italiani all’estero. Mi sembra, inoltre – conclude il deputato residente in Brasile -, che il passaggio di Letta su questo argomento sia stato molto significativo proprio perché ha unito la valorizzazione degli italiani all’estero con quella degli stranieri in Italia, un messaggio che io stesso ripeto da tempo. L’Italia dovrebbe fare tesoro dei dieci milioni di italiani all’estero, guadagnerebbe moltissimo valorizzandoli socialmente e culturalmente”.
Guarda con ottimismo all’esecutivo Letta e, in particolare, al suo discorso anche Laura Garavini, eletta in Europa. “Il mio giudizio è senz’altro positivo – spiega la deputata – ed è particolarmente importante il fatto che, nel suo discorso, Letta abbia chiaramente valorizzato gli italiani all’estero. Come eletti del Pd – rivendica la parlamentare – ci eravamo mossi in via preliminare affinché le cose andassero proprio in questa direzione”. Quindi c’è stato un incontro tra gli eletti all’estero ed Enrico Letta, verrebbe da pensare. “Abbiamo avuto un incontro con il capogruppo Speranza – spiega l’onorevole Garavini – proprio per sottolineare l’importanza che, in questa legislatura, ci sia una particolare attenzione alle politiche per gli italiani all’estero, così che il governo possa rappresentare un punto di svolta per questo settore a differenza dei precedenti”. Nessun rimpianto per quei ministeri ceduti, di fatto, a Berlusconi? “È chiaro che un governo nato dal tentativo di mettere in atto una politica di larghe intese debba operare dei bilanciamenti – spiega la deputata -, mi sarei augurata che certi ministeri di particolare rilievo andassero al Pd, però a noi spetta la presidenza ed è comprensibile che ci siano altri equilibri nella ripartizione dei dicasteri”.
Laura Garavini è sempre stata una delle maggiori ‘bersaniane’, anche grazie all’attenzione che l’ex segretario ha sempre dedicato agli italiani nel mondo. Che fine faranno le politiche per i connazionali all’estero ora che Bersani è fuori gioco e al governo c’è il Pdl, già in passato avaro con il settore? “Anche l’attuale presidente Letta ha dimostrato molta attenzione a tutti i processi di internazionalizzazione – precisa Garavini -, è un interlocutore molto stimato a livello mondiale ed ha sempre preso parte alle iniziative organizzate presso le comunità italiane in Europa tanto che, recentemente, è stato in Australia. Anche da parte del nuovo premier possiamo contare su una grande attenzione verso gli italiani all’estero e verso i processi di internazionalizzazione del made in Italy”.
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