È cominciato in queste ore in Commissione Esteri della Camera dei Deputati, l’iter parlamentare della Proposta di Legge del Pd, a prima firma Toni Ricciardi, eletto in Europa del Pd, sulla “Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all’estero”, presentata il 7 marzo 2023. Firmatari della Proposta di Legge, oltre a Ricciardi, anche gli altri deputati eletti all’estero del Pd, Nicola Carè, Christian Di Sanzo e Fabio Porta (Pd).
In sintesi, i parlamentari eletti all’estero del Pd propongono di destinare ai Consolati una quota delle entrate (diritti e tasse consolari) derivanti dalla loro attività di rilascio dei passaporti, in modo tale da utilizzare quei fondi per migliorare i servizi ai connazionali.
Questo il testo della legge:
“Una porzione significativa di domanda di passaporti presso la rete diplomatico-consolare rimane costantemente inevasa. Il cittadino che non riesce ad avere il documento in tempi ragionevoli ripiega su altre soluzioni (ad esempio secondo passaporto se in possesso di doppia cittadinanza, richiesta del passaporto in Italia, rinuncia al viaggio, rinuncia allo spostamento in aereo – taluni controlli alle frontiere terrestri sono meno stringenti – ed altro). La domanda inevasa genera una forte percezione di abbandono e causa un grave disservizio. Inoltre, senza un passaporto valido è impossibile ottenere lo SPID all’estero.
In parziale analogia con quanto previsto dall’articolo 1, comma 429, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (sui proventi derivanti dalle domande di cittadinanza), la presente proposta mira a lasciare direttamente a disposizione dei consolati una percentuale delle entrate (diritti e tasse consolari) derivanti dalla loro attività di rilascio dei passaporti, con lo scopo di disporre di più personale interinale per le mansioni esecutive (informazioni e gestione urgenze, verifica preventiva dei documenti dei richiedenti, presa delle impronte, foto eccetera) e aumentare i rilasci. La norma ha un effetto moltiplicatore sui rilasci: anche nei Paesi con alto costo del lavoro, la forza lavoro aggiuntiva impiegata ai passaporti viene più che ripagata dagli introiti dei passaporti aggiuntivi che essa consente di erogare.
La norma, priva di oneri perché sostanzialmente si autofinanzia e fa leva su dotazioni strumentali già presenti negli uffici diplomatico-consolari, genererà maggiori introiti fin dai primi mesi di applicazione. Essa tende inoltre a favorire l’utilizzo ottimale, su tutto l’orario di lavoro, delle risorse attuali (PC, lettori di impronte, stampanti passaporti). Lavorando principalmente su appuntamento, la rete diplomatico-consolare può beneficiare degli effetti della norma proposta in misura proporzionale all’ampliamento dello spettro orario degli appuntamenti, rispetto alle attuali 3,5/4 ore medie giornaliere della rete”.