Eric Pfaffer non ha dubbi: l’aglianico, vitigno rosso tipico soprattutto della Campania, finora non ha ricevuto l’attenzione che si meritava, ma fortunatamente, aggiungiamo noi, le cose stanno cambiando. Eric Pfaffer scrive per il New York Times e l’International Herald Tribune, il quotidiano in lingua inglese più letto nel mondo, che si pubblica in 160 nazioni. NYT e IHT fanno parte della stessa famiglia e Mr. Pfaffer nell’edizione online del quotidiano di New York e in quella cartacea del giornale che, dal 1887, ha la sua base a Parigi ha voluto omaggiare il ritorno di un ‘rosso’ speciale. Ecco così che nell’ultimo weekend, l’aglianico ha avuto lo spazio che si meritava da tempo e, per l’inchino americano al vino campano, Mr. Pfaffer è andato fino a Taurasi, in provincia di Avellino, nemmeno 2600 abitanti, ma quella è la terra del vino. Con il nome di Taurasi però non c’è solo la cittadina, ma anche il vino omonimo, che vanta la denominazione di origine controllata e garantita e che viene prodotto in diversi paesi della zona. A cavallo della festività di Ferragosto poi si rinnova l’appuntamento della ‘Fiera Enologica’ in cui viene valorizzato il ruolo del Taurasi all’interno di tutto il territorio di produzione. La manifestazione costituisce uno dei più importanti appuntamenti per la promozione di questo vino irpino al quale si può aggiungere anche l’aggettivo di eccezionale, ma accanto e con l’enologia, sono anche da ricordare la Sagra del Prosciutto, del Vino e dell’Agnello di Venticano tra la fine di agosto e l’inizio di settembre e l’appuntamento con Cantine Aperte. Ed ecco allora il ‘Nuovo rispetto per un rosso italiano’: si intitola così l’articolo che racconta una storia che non poteva essere altro che quella di Taurasi e dei comuni limitrofi dove la vigna, i vigneti, il vino, fanno parte della vita di ogni abitanti, da sempre.
"Questo è il centro culturale per l’inizio della viticoltura in Europa, non ci sono molto posti che hanno avuto la possibilità di far crescere le loro varietà originali nello stesso luogo, da sempre". La verità o il segreto dei vini di questa zona sono nelle parole di Piero Mastroberardino, un nome, anzi un cognome che evoca bottiglie uniche, sapori eccezionali e un vino che si può solo trovare in quella zona della provincia di Avellino. Il viaggio Eric Pfaffer ce lo racconta nei minimi particolari, così bene da far nascere anche un po’ di invidia, e si dipana tra Mastroberadino, I Feudi di San Gregorio, Pietracupa e Cantine dell’Angelo, produttori che, chi da più di un secolo e chi da tempi più recenti, portano sulle tavole prodotti senza eguali. Ma questa volta l’attenzione è esclusivamente sul rosso e quindi ecco che l’aglianico, una delle tre uve rosse nobili d’Italia, diventa il protagonista.
Nel racconto di Pfeffer si parla come di una rivincita, o una riscoperta, o comunque il riconoscimenti di qualità che fino a oggi erano rimaste, o erano state messe, in ombra. Altri rossi, nebbiolo e sangiovese, erano riusciti a conquistarsi più popolarità e riconoscimenti, ma adesso, afferma certo Pfeffer, le cose stanno cambiando. E ci sono anche delle novità perché l’anno prossimo farà il proprio debutto, un vino nuovo, chiamato ‘Core’, cuore nel dialetto locale, un rosso tutto di aglianico, un prodotto che uscirà dalle cantine di Montevetrano, dove Silvia Imparato, la lady del vino, fotografa che ora dedica buona parte del suo tempo ai vigneti, ha creato il suo piccolo regno. E se Taurasi resta il ‘cuore’ del vino irpino, ecco che attorno nascono e si moltiplicano nuove idee, che poi però sono collegate a una tradizione che, nelle cantine de I Feudi di San Gregorio o di Mastroberardino, trova le proprie radici con vini che hanno anche duecento anni. Ma il viaggio di Pfeffer, dentro all’anima del rosso, non ha fatto esclusivamente tappa a Taurasi e dintorni, è proseguito anche in altre parti della Campania da dove il vino, quello buono, quello creato con uve speciali come solo da quelle parti si possono trovare, non è l’eccezione, ma una regola. "Oggi è difficile fare del vino cattivo in Campania" ha raccontato Arturo Galardi, uno dei proprietari dell’omonima cantina che produce ‘Terra di Lavoro’ un vino nato dalla miscela di aglianico e piedirosso, diventato un cult, come sottolinea Pfaffer.
"La difficoltà oggi – ha aggiunto Galardi – è di passare da un buon vino a un grande vino". Ma con quelle terre, quel sole, quelle uve, niente è impossibile e gli esempi arrivano, l’aglianico torna a essere riconosciuto e omaggiato tra i grandi, e le bottiglie di successo continuano a nascere a Taurasi, come in tutta la Campania e se lo dice il New York Times poi allora vuol dire che è proprio così.
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