Un esempio di best practice nel campo della cooperazione, per ciò che riguarda il contenimento dei costi per le infrastrutture stradali in Afghanistan: questo è diventata l’Italia per la comunità internazionale.
Nel 2011 sono stati portati a termine nel paese asiatico due progetti infrastrutturali: il ripristino della prima tratta della strada Maidan Shar – Bamyan, per un totale di 54 chilometri (progetto Remabar) e della strada della Valle di Musahi, per un totale di 22,7 chilometri, finanziati dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina. I costi di riabilitazione per ogni chilometro sono stati ampiamente sotto la media rispetto ad analoghe tipologie di intervento nello Stato e vengono incontro alle esigenze del governo afgano, che ha giudicato troppo elevati le spese per la ricostruzione legate alle infrastrutture stradali, chiedendo alla comunita’ internazionale il loro ridimensionamento. Ma l’Italia si era adeguata già tempo fa: infatti il nostro Paese ha speso 700mila dollari a chilometro per Remabar (che ha tra gli standard costruttivi piu’ elevati nel Paese) e 200 mila per Musahi: il costo medio in altre situazioni, giudicato troppo elevato dal Governo afghano, arrivava a 1,7 milioni di dollari a chilometro.
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