Per gli italiani all’estero, la legge di stabilità, approdata da poco alla Camera, è un provvedimento che sostanzialmente stabilizza la situazione che si è determinata in questi ultimi anni. Non è un gioco di parole, ma l’impressione che si ricava da una prima disamina delle cifre. Certo, non siamo di fronte ad una grande notizia, visti i colpi che sono stati assestati nel recente passato, ma il fatto che si sia interrotta la spirale dei tagli consente quantomeno di riorganizzare gli interventi.
Un provvedimento così ampio e complesso è fatto, naturalmente, di luci e di ombre. Partiamo da queste. In una valutazione di carattere complessivo, le due Direzioni generali di maggiore riferimento – quella per gli italiani all’estero e quella per la promozione del sistema paese – continuano a perdere risorse, anche se maggiormente sul versante delle spese di funzionamento che su quello degli interventi.
Sconfortante la riduzione del sostegno previsto per l’internazionalizzazione (-44,6%), per le manifestazioni artistiche e culturali (-37,2%) e, soprattutto, per i progetti di ricerca concordati (-21%), che sono tra le azioni più qualificanti.
Le ombre, poi, diventano inquietanti quando si arriva alla rete consolare e ai servizi che dovrebbero assicurare ai cittadini e agli stranieri. Le dotazioni finalizzate al funzionamento delle nostre rappresentanze diminuiscono del 18% per il 2013 e di un altro 6% negli anni successivi. Evidentemente sono ormai metabolizzate le chiusure dei consolati decise negli anni precedenti, ma dalle cifre non si resta tranquilli sull’impegno di osservare la moratoria accolta dal Governo in risposta ad un nostro ordine del giorno alla Camera. Uno dei passaggi più negativi è la riduzione di trenta milioni di euro ai patronati, che all’estero svolgono da tempo un’azione di vero e proprio segretariato sociale. E’ facile immaginare che i nostri connazionali, soprattutto i più esposti, troveranno in futuro meno punti di riferimento e di sostegno. Tanto più che le risorse previste per il personalea contratto restano sostanzialmente stagnanti (+1%), mentre diminuiscono del 42%% quelle destinate ad ottimizzare i servizi gestiti proprio da questo personale. Questa situazione diventa francamente sconcertante, quando si constata che l’ISE, la cospicua indennità riconosciuta al personale di ruolo che fa servizio all’estero, non solo non subisce alcuna decurtazione ma aumenta. Non pensiamo sia più tollerabile nell’Italia dei sacrifici la permanenza di zone di extraterritorialità. Da una riduzione anche non sconvolgente dell’ISE, per altro, potrebbero derivare cospicue risorse da destinare ad interventi quanto mai necessari, capaci di compensare i vuoti che si sono determinati.
Per quanto riguarda i bagliori di luce, va segnalata con un respiro di sollievo la fine dell’attacco selvaggio alla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Per i corsi organizzati dagli enti gestori, le cui risorse crescono del 58,5%, diventa strutturale il finanziamento integrativo recuperato dai fondi delle spese elettorali per COMITES e CGIE, anzi viene sostanzialmente raddoppiato. C’è da dire, però, che la scelta è dovuta all’esigenza di sostituire gli insegnanti del contingente venuti a scadenza e non rinnovati. L’entità degli assegni destinati a questo personale, infatti, subisce una flessione dell’8,2% per il 2013, che unita a quelle previste per gli anni successivi, nel triennio diventa di circa un quarto della spesa complessiva. I risparmi che da questa decisione derivano, tuttavia, solo in parte sono ricollocati nello stesso settore, e questo non è certo un bene.
Questa linea di maggiore attenzione alla promozione culturale viene confermata dall’aumento delle dotazioni previste per i capitoli dei contributi alle iniziative per relazioni culturali, alle scuole paritarie, alle cattedre di italiano presso università straniere, all’aggiornamento a distanza degli insegnanti, alle borse di studio e a qualche altro intervento minore. Qualcosa in più (3,6%) c’è anche per gli istituti di cultura nel 2013, ma il già ridotto aumento viene purtroppo riassorbito negli anni successivi.
Le somme previste per il funzionamento dei COMITES e del CGIE crescono di un 27%, anche se negli anni successivi un terzo del miglioramento verrà riassorbito. Una boccata d’ossigeno che serve a riprendere un po’ di forze, non certo a recuperare completamente la salute. A proposito di questi organismi, un elemento che va immediatamente chiarito riguarda il loro rinnovo. Nemmeno per il 2014 sono previsti i fondi per le elezioni, e la stessa cosa è per il CGIE. Perché? Il voto elettronico è previsto come un’opzione integrativa e sperimentale, non da solo. E perché non si prevedono le spese del rinnovo del CGIE che con il voto elettronico non c’entra nulla? Si sta ideando qualche altro colpo di mano?
Qualche segnale positivo si registra anche per l’assistenza indiretta, i cui pochi fondi aumentano di un 6%. Dovrebbe essere così anche per la più corposa assistenza diretta, ma ci sarà molto da vigilare perché i fondi sono inseriti nella dotazione dei consolati, la cui entità complessiva è in diminuzione.
Nel complesso, pur tra molte e ancora acute contraddizioni, sembra essersi arrestata la discesa agli inferi che gli italiani all’estero sono stati costretti a compiere durante questa legislatura. Non sono state rimosse le macerie degli ultimi anni, che restano ancora sulla strada. Tuttavia, nel momento in cui è possibile registrare una sia pur pallida inversione di tendenza, chi nei momenti più bui ha detto che le rappresentanze degli italiani all’estero – COMITES, CGIE, parlamentari eletti all’estero – sono inutili, dovrebbe avere ora l’onestà intellettuale di riconoscere che forse a qualcosa servono, pur nei drammatici passaggi politici e istituzionali che stiamo vivendo. L’essenziale è che si apra una prospettiva di ricostruzione e di rilancio. Per renderla feconda non basterà chiedere più soldi, che come si è visto resteranno pochi anche nei prossimi anni, ma promuovere una profonda riforma del sistema, da realizzare in ciascuno dei maggiori settori di intervento. Intanto, il lavoro sulla legge di stabilità è appena cominciato, tra l’altro tra tensioni e polemiche. Per quel che ci riguarda, lo seguiremo con grande scrupolo, come sempre, e faremo tutto il possibile per migliorarne i risultati.
Bucchino, Farina, Fedi, Garavini, Narducci, Porta
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