L’incontro che Papa Francesco avrà lunedì prossimo a Lampedusa con i migranti sbarcati nell’isola e con la popolazione e l’amministrazione locali, che tanta generosità hanno dimostrato nel rendersi disponibili all’accoglienza anche in situazioni di grave emergenza, è un evento che suscita emozione e riflessione. Lampedusa non è solo per i migranti un confine geografico e amministrativo, l’approdo in una realtà diversa da quella che lasciano per necessità e per bisogno, è anche un confine umano, morale e di civiltà per gli italiani e per gli altri europei, e non solo per loro.
Le tragedie che si susseguono ininterrottamente e che coinvolgono esseri umani indifesi, spesso donne e bambini, non possono trovare risposta solo sul piano degli accordi bilaterali e tantomeno su quello dei controlli e delle misure di polizia. Per quanto importanti possano essere questi aspetti, c’è prima di tutto una questione di diritti umani da affrontare, soprattutto se è in ballo la vita delle persone. Tutto il resto viene dopo.
Per gli italiani, questo dovrebbe essere un punto di profonda sensibilità. La storia della nostra emigrazione è costellata di eventi simili a quelli che oggi si susseguono a ridosso delle nostre coste o nei viaggi di ingresso nelle nostre frontiere. Noi che siamo i rappresentanti delle comunità italiane nel mondo non possiamo tacere, abbiamo il dovere della memoria e di ricordare che non possiamo consentire che agli altri accada quello che i migranti italiani hanno dovuto subire: dalle tragedie di viaggio al razzismo, dallo sfruttamento all’insicurezza e alle morti sul lavoro. Grandi paesi sono diventati moderni e civili anche con il contributo che i migranti italiani hanno dato al loro sviluppo, ora si tratta di dimostrare che, a parti invertite, anche noi siamo aperti a ricevere le risorse che altri migranti portano alla nostra società e alla nostra terra, e a farne tesoro.
Non promesse o dichiarazioni di buona volontà ma atti e risposte concrete ai problemi aperti: dalla protezione della vita dei migranti a un’accoglienza civile e umana, dal sostegno ai rifugiati al contrasto alle pratiche di sfruttamento, dalla formazione dei figli degli stranieri alla cittadinanza concessa a chi nasce in Italia o a chi vi risieda regolarmente per un ragionevole numero di anni. Misure, insomma, di coesione e di integrazione, dalle quali la società italiana non avrà che da guadagnarci, per il presente e per il futuro.
Per questo, la decisione di Papa Francesco di recarsi in una delle frontiere morali del mondo è da apprezzare e da condividere. Essa è importante per i migranti, ma non meno importante per noi che abbiamo la necessità di ritrovare valori e orientamenti che possano guidarci nella traversata che stiamo compiendo tra le difficolt à del presente.
Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca, Fabio Porta
Discussione su questo articolo