Provo a raccontare, attraverso un itinerario di lavoro, un’esperienza fatta di incontri e riflessioni, in una stagione parlamentare carica di tensioni ma anche di tante aspettative. Una stagione che, nonostante le obiettive difficoltà, ci vede ancora protagonisti. Racconto un viaggio che in poche settimane mi ha portato dal cuore del cambiamento multiculturale e politico nella Greater City di Londra alle contraddizioni di un grande paese amico, la Tunisia.
Le tappe: Londra, Tunisi, il 25 aprile a Roma, poi unioni civili e convivenze che entrano, dopo il voto della Camera, nella storia del Paese. In attesa del settantesimo anniversario della Repubblica Italiana e del referendum confermativo di ottobre sulla riforma costituzionale.
Parto dal confronto con tanti giovani iscritti ai Circoli del PD d’Europa, che si sono incontrati a Londra per affrontare in due giorni di intenso dibattito i temi più noti delle comunità italiane nel mondo: la rappresentanza, l’esercizio in loco del diritto di voto, la rete dei servizi dei patronati e dei consolati, l’anagrafe unica, la promozione della lingua e cultura italiane nel mondo.
Lo hanno fatto con impegno ed apertura al nuovo. La sintesi: la rappresentanza è da riformare, ma con equilibrio; l’esercizio in loco del diritto di voto deve migliorare ed è possibile pensare a nuove soluzioni che rafforzino il legame con gli elettori; i patronati sono essenziali ma debbono concentrarsi nella tipica attività di tutela, che svolgono bene e con impegno; la rete consolare deve entrare meglio nella vita di ogni cittadino italiano all’estero. E l’anagrafe unica della popolazione deve seguire gli spostamenti dei cittadini italiani nel mondo e guardare sempre più all’orizzonte europeo.
Tanti giovani italiani iscritti al PD hanno espresso con la loro presenza la forte volontà di vedere affrontate e risolte queste questioni, importanti per i cittadini italiani stabilmente residenti all’estero ed oggi sempre più rilevanti anche per chi si muove in Europa con maggiore frequenza. Una stagione di diritti e doveri al “portatore”, trasferibili con la residenza.
Sullo sfondo di questa discussione, la campagna elettorale per eleggere il Mayor of London, una sfida sociale e multiculturale che ha segnato un importante risultato a favore del Labour Sadik Khan. E la Brexit, la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea.
BREXIT Non basta sconfiggere la Brexit nel referendum. Le istituzioni si rafforzano resistendo ai nazionalismi e a una visione economicistica totalizzante. Il rischio Brexit ci impone di guardare all’Europa con occhi diversi: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe gravi e imprevedibili conseguenze che graverebbero sulle fasce sociali più deboli e si cumulerebbero con le conseguenze delle politiche di austerità e con ulteriori tagli allo Stato sociale. Con una condizione non meno grave che si va profilando: Schengen può essere sospeso, limitato, ridotto, a seconda delle esigenze dei singoli Paesi che l’hanno ratificato. Mentre l’Unione sta a guardare.
La domanda oggi ricorrente è quale Unione europea celebreremo l’anno prossimo, in occasione del 60esimo anniversario della firma dei trattati costitutivi dell’Unione. Per i giovani democratici italiani che vivono nel Regno Unito la questione è anche come lavorare con i partiti del socialismo europeo e con le forze progressiste per contrastare gli egoismi nazionalistici e le chiusure culturali, ma anche per far tornare la politica a discutere di soluzioni nuove. Senza omologarsi ai modelli dettati dai sondaggi d’opinione, ma coltivando un sogno d’Europa che è di apertura.
In questa Unione, lenta a realizzarsi compiutamente, quanto devono pesare le aspettative, i desideri, le scelte nazionali? Un quesito referendario di questa portata, a sessant’anni dalla fondazione dell’Unione, dimostra quanta strada debba essere ancora fatta per consolidare nei cittadini un senso di appartenenza che non possa essere continuamente messo in discussione, strumentalizzato e usato per ridurre gli spazi di mobilità o la spesa sociale o avallare politiche nazionalistiche.
Il tema quindi non è solo quello di sconfiggere la Brexit nel referendum ma soprattutto di restituire alla politica europea la capacità di resistere ai nazionalismi, di contrastare una visione economicistica pervasiva e di rafforzare le istituzioni europee, a partire dai trattati.
Il 25 aprile: sempre con chi si è battuto per la libertà e la democrazia Anche l’Italia è sulla via delle riforme: lo dico nel mio intervento con il ministro degli Affari sociali tunisino, Mahmoud Ben Romdhane, ricordando che modificare o riscrivere la Costituzione di un paese, se si mantengono saldi i valori e i principi fondativi che ne determinano la coesione, rappresenta uno straordinario momento di passaggio ad una democrazia più matura. La riforma costituzionale che abbiamo appena approvato rappresenta proprio questo: il tentativo di realizzare un efficiente sistema parlamentare che riduca i tempi di approvazione delle leggi e che consenta comunque un confronto con le autonomie locali. In questa giornata, trascorsa con australiani e neozelandesi nel cimitero angloamericano per ricordare l’ANZAC Day, rifletto sulla storia di tanti uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita, in tanti luoghi della memoria, per valori universali come la pace, la libertà, la democrazia, che tutti siamo chiamati a difendere. Ecco perché sono e sarò sempre dalla parte dei partigiani e di chi oggi si è impegnato per consegnare al futuro del nostro paese una buona riforma costituzionale. E lavorerò per il “sì” al referendum confermativo.
Un passo storico per i diritti civili La definitiva approvazione alla Camera della legislazione sulle unioni civili e sulle convivenze ha rappresentato davvero un passaggio epocale per il nostro paese. Non ancora compiuto ma sicuramente un primo emblematico passo che porta l’Italia fuori da una condizione paradossale: il paese che oggi più lavora per un’Europa nuova, più aperta alla crescita, più attenta ai flussi migratori, più capace di rinnovarsi e riformarsi, questa Italia era vistosamente indietro nel campo di diritti civili delle persone. Oggi abbiamo superato questa contraddizione e abbiamo positivamente contrastato, grazie alla determinazione del Governo Renzi, anche le logiche opportunistiche delle opposizioni o le alleanze trasversali pseudo-cattoliche che speravano nel voto segreto. Il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale, giustamente denominata Italicum, ci consegnerà, dunque, un’Italia molto diversa: un’Italia in cui il voto segreto, i cambiamenti di casacca, le coalizioni sempre pronte al ricatto saranno il nostro passato perché l’Italia vuole essere ancora più europea.
*deputato Pd eletto all’estero, residente in Australia
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