Quando i carabinieri dell’aeroporto di Roma-Fiumicino gli hanno stretto le manette ai polsi, in seguito ad un mandato di fermo emesso dalla Procura di Nuoro, Pietro Ladogana, pregiudicato romano di 43 anni, non ha battuto ciglio. "E’ stato come se se aspettasse", hanno detto i carabinieri della compagnia di Siniscola che con il Comando provinciale di Nuoro hanno condotto le indagini per l’omicidio di Enzo Albanese, 42enne nato a Milano ma residente dal 2008 a Natal, in Brasile, dove e’ stato ucciso il 3 maggio scorso.
Due killer, a bordo di un ciclomotore con caschi integrali alla testa, gli hanno esploso contro sei colpi di pistola mentre rientrava a casa. Ed e’ proprio di questo omicidio che dovra’ rispondere Ladogana, che ieri sera a Fiumicino, quando e’ stato fermato, stava per imbarcarsi sul volo Roma-Lisbona per poi ripartire alla volta del Brasile.
I carabinieri, in una conferenza stampa a Nuoro, hanno spiegato i motivi per cui le indagini sull’omicidio commesso in Brasile sono hanno preso avvio in Sardegna. "Il 6 maggio – hanno detto il capitano Andrea Senes e il colonnello Vincenzo Bono – il padre, la sorella e il cognato di Albanese, che risiedono a Budoni (cittadina sulla costa vicino a Olbia, ndr) 10 mesi all’anno, hanno sporto denuncia alla stazione locale dei Carabinieri. Dell’omicidio erano stati avvisati dalla moglie brasiliana del loro congiunto".
Albanese a Natal faceva l’intermediario immobiliare, insieme ad altri italiani. Nell’ultimo periodo la vittima gestiva il catering dello stadio di Natal: "E’ possibile che l’omicidio sia maturato in questo contesto – hanno spiegato i carabinieri – dove girano molti soldi: tra meno di un mese, lo ricordo, il Brasile ospitera’ i mondiali di calcio". Albanese sapeva peraltro di essere nel mirino: nel marzo scorso sarebbero emersi forti contrasti tra lui e Ladogana, che lo aveva minacciato con una pistola.
La vittima, dopo quell’episodio, aveva avvisato gli amici italiani: "se mi dovesse succedere qualcosa – aveva detto – sappiate che il responsabile sara’ lui". Ed e’ grazie alle parole profetiche della vittima che il compito degli inquirenti e’ stato reso piu’ facile.
A carico di Ladogana, dunque, c’erano "forti indizi di colpevolezza" e gli inquirenti nuoresi che hanno lavorato a stretto contatto con le autorita’ brasiliane, hanno localizzato immediatamente l’uomo una volta rientrato in Italia, 10 giorni dopo l’omicidio. Ladogana gestiva affari tra l’Europa e il Brasile ed era tornato in Italia per prendere contatti con i suoi clienti.
L’omicidio di Albanese ha permesso di aprire un’inchiesta "nel losco giro di affari" che opera nel fiorente mercato immobiliare brasiliano. Nello stesso giro di affari potrebbero nascondersi i complici di Ladogana.
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