Si e’ tornati a discutere di voto all’estero, in questi giorni, dopo che la commissione Affari Costituzionali del Senato ha deciso di adottare come testo base della riforma della legge elettorale quello proposto da Lucio Malan, senatore del PdL.
Per quanto riguarda il voto degli italiani nel mondo, il testo base prevede fra l’altro il registro degli elettori (o inversione dell’opzione: chi vuole votare nel proprio Paese di residenza deve prima registrarsi) e l’inserimento nella busta elettorale della fotocopia di un documento personale. Modifiche tese a migliorare la sicurezza del voto all’estero, che da quando esiste ha dimostrato di essere troppo facilmente manipolabile.
Massimo Romagnoli, PdL, presidente del Movimento delle Liberta’, ha rivolto un ideale applauso a Malan e alle proposte da lui presentate: "cosí i furbetti e i faccendieri del voto non avranno gioco facile", ha dichiarato. E ancora, oggi a ItaliaChiamaItalia: "Bisogna finirla con le migliaia di schede elettorali firmate da una sola mano. Durante lo scrutinio abbiamo visto casi del genere, ci si dovrebbe vergognare. Chi è contro il registro elettorale abbia il coraggio di dirlo e di prendersi le proprie responsabilità davanti agli elettori".
Guglielo Picchi, invece, deputato PdL eletto nella ripartizione Europa, e’ critico: il testo Malan – sostiene – e’ da correggere. Perche’? Le sue proposte "sono incomplete e inapplicabili da qui a qualche mese". Cosa propone dunque Picchi? Che l’inversione dell’opzione di voto venga applicata dalla prossima legislatura, per cercare di informare i connazionali per tempo.
Due posizioni, quelle di Romagnoli e Picchi, diametralmente opposte: da una parte – e’ il caso del presidente MdL – c’e’ chi tifa fin da subito per un voto più "pulito", un voto più sicuro, anche se col registro degli elettori a votare sarebbero certamente meno connazionali, ma si tratterebbe di italiani nel mondo che hanno davvero a cuore la sorti del BelPaese e non di connazionali disposti a vendere il proprio voto al miglior offerente. Dall’altra c’e’ Picchi, che invece e’ per lo status quo: manteniamo tutto cosi’ com’e’, più avanti vedremo.
Ora, e’ chiaro che il registro degli elettori premierebbe in ogni caso coloro che sono conosciuti dalle comunita’ italiane e coloro che hanno lavorato in maniera costante sul territorio. Romagnoli, per esempio, in questi anni ha continuato a girare il Vecchio Continente. Non si puo’ dire lo stesso di Picchi, che pur essendo deputato in carica – e dunque a maggior ragione avrebbe dovuto mantenere i rapporti con l’elettorato – sembra essersi svegliato solo adesso, a pochi mesi dal voto.
Conclusioni? L’inversione dell’opzione di voto e’ cosa giusta, da portare avanti e da fare approvare in Parlamento, in tempo per le prossime elezioni. Anche dall’atteggiamento che i vari protagonisti della politica avranno di fronte a questa questione, potremo capire chi difende il voto degli italiani all’estero, un voto che deve essere trasparente il più possibile, e chi invece vuole ignorare tutte le denunce di brogli e irregolarita’ che gli italiani nel mondo non hanno dimenticato.
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