L’On. Gino Bucchino interroga nuovamente i ministri della Salute e degli Esteri per avere delle risposte certe sulle intenzioni del Governo in merito alla necessità di migliorare la tutela della salute degli italiani nel mondo.
Il parlamentare eletto nella Circoscrizione Estero nella sua interrogazione appena presentata rileva come siano numerosi e ricorrenti i reclami e le segnalazioni che pervengono ai deputati eletti nella Circoscrizione Estero di cittadini italiani residenti all’estero che rientrano temporaneamente in Italia e di cittadini italiani residenti in Italia che si recano all’estero, in Paesi extracomunitari, per turismo o per lavoro, anche per lunghi periodi di tempo, per quanto riguarda i loro diritti in materia di assistenza sanitaria.
Bucchino ricorda che l’Italia nel corso degli anni ha stipulato una serie di accordi sanitari bilaterali e internazionali che hanno lo scopo di tutelare, dal punto di vista della salute, i cittadini che si spostano da un Paese all’altro sia permanentemente che temporaneamente.
Se da una parte, fa notare il parlamentare, nell’ambito dell’Unione europea un’assistenza sanitaria completa ed altamente specializzata viene assicurata, di norma, ai lavoratori ed ai pensionati che si trasferiscono, permanentemente o temporaneamente, in un altro Paese dell’Unione e ai loro familiari, purtroppo, invece, nell’ambito dei rapporti con i Paesi extracomunitari, l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali per l’assistenza sanitaria, quasi tutte parziali e limitate con riferimento ai soggetti aventi diritto ed alle prestazioni erogabili, solo con i seguenti Paesi: Argentina, Australia, Brasile, Capoverde, Città del Vaticano, Croazia, ex Jugoslavia, Principato di Monaco, San Marino e Tunisia (rimangono quindi scoperti Paesi come il Canada, gli Stati Uniti, il Venezuela, tutti i Paesi di nuova emigrazione in Africa e in Asia). Ne consegue che i cittadini italiani che trasferiscono (o hanno trasferito) la residenza in uno Stato con il quale non è in vigore alcuna convenzione con l’Italia o in uno Stato convenzionato solo parzialmente, perdono il diritto all’assistenza sanitaria italiana all’atto della cancellazione dall’anagrafe comunale e della iscrizione all’anagrafe italiani residenti all’estero (AIRE) fatta eccezione per i lavoratori di diritto italiano in distacco; né il mantenimento della cittadinanza italiana, né l’iscrizione all’AIRE, né il diritto di voto per le elezioni politiche in Italia, aprono un diritto per gli italiani residenti all’estero all’assistenza sanitaria in Italia o all’estero. Inoltre si verifica spesso, informa Bucchino, che l’assistenza fornita dai Paesi di residenza è insufficiente o in taluni casi inesistente; cosicché il cittadino italiano il quale abbia acquisito la residenza in uno di questi Paesi si trova nella situazione drammatica di non poter usufruire di alcuna assistenza sanitaria né in Italia né all’estero.
Tuttavia ai sensi del decreto Ministeriale 1ofebbraio 1996 ai cittadini con lo stato di emigrato (il cui riconoscimento non è sempre agevole) ed ai titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, che rientrino temporaneamente in Italia, sono riconosciute, a titolo gratuito, le prestazioni ospedaliere urgenti per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per le suddette prestazioni sanitarie; alcune regioni garantiscono una assistenza sanitaria più ampia rispetto a quella riconosciuta dal decreto ministeriale 1o febbraio 1996 nei confronti dei cittadini emigrati dalla propria regione e che rientrano temporaneamente.
Alla luce di queste considerazioni il deputato chiede nella sua interrogazione se i Ministri interrogati intendano in primo luogo tutelare la salute dei cittadini italiani ampliando il numero dei Paesi convenzionati in materia di assistenza sanitaria visto che gli accordi sanitari bilaterali sono circoscritti ad un gruppo limitato di Stati dal quale sono esclusi importanti Paesi di emigrazione come gli Stati Uniti, il Canada, il Venezuela, l’Uruguay e quasi tutti i Paesi africani ed asiatici; se essi non ritengono urgente e necessario stipulare nuove convenzioni bilaterali per l’assistenza sanitaria e rivedere quelle attualmente vigenti per ampliarne sia il campo di applicazione soggettivo che quello oggettivo e comunque aggiornarne i contenuti alla luce dei nuovi fenomeni migratori dall’Italia che interessano studenti, ricercatori, artigiani, liberi professionisti e altre figure del mondo del lavoro.
Bucchino sollecita inoltre il Governo a rendere più completa l’assistenza sanitaria a favore degli emigrati italiani che rientrano in Italia per soggiorni provvisori estendendo da 90 a 180 giorni il periodo di temporanea copertura o garantendo oltre alle cure ospedaliere urgenti anche il diritto di accesso completo ai servizi di assistenza sanitaria della località in Italia in cui si trovano temporaneamente. Inoltre, vista la drammatica situazione che si è creata soprattutto in alcuni Paesi dell’America latina in seguito ai tagli di questo Governo all’assistenza sanitaria, chiede di introdurre per i cittadini italiani indigenti residenti all’estero una polizza assicurativa sanitaria a carico dello Stato italiano che copra cure e ricoveri nei Paesi di residenza dove non è prevista la copertura sanitaria pubblica e gratuita o dove la copertura pubblica sia inadeguata.
Infine, chiede, considerata l’importanza della materia, se i ministri interrogati si adopereranno, insieme alle altre amministrazioni coinvolte (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dell’economia e delle finanze, INPS ed altre) per dare impulso all’iter di ratifica degli accordi internazionali per l’assistenza sanitaria.
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