Un appello al governo per il rilancio delle politiche verso le comunità italiane residenti all’estero. Lo lanciano le Acli della Svizzera con una presa di posizione della Presidenza nazionale, riunita a Zurigo per analizzare e discutere, tra l’altro, le imminenti scadenze politiche ed elettive federali, in primis gli oggetti in votazione il 22 settembre prossimo. Le Acli della Svizzera condannano "la mancanza di politiche dirette agli italiani all’estero, un aspetto oramai endemico – si legge in una nota – dell’azione dei governi italiani degli ultimi anni, certificato da un bilancio fallimentare delle politiche verso le nostre comunità".
"C’era una volta il pacchetto emigrazione, ora c’è il vuoto e l’assenza totale di una visione di sistema e non è soltanto questione di finanziamenti – sottolinea la nota delle Acli Svizzera – poiché le comunità emigrate ancora oggi veicolano enormi risorse economiche verso l’Italia. Alla discriminazione subita dagli italiani residenti all’estero con la legge che ha introdotto l’Imu – prosegue il comunicato delle Acli Svizzera – non è stato messo riparo nemmeno nella lunga e per certi versi penosa (arriveranno nuove e più pesanti tasse) discussione di questi ultimi mesi sull’abolizione dell’imposta municipale sulla prima casa, un fatto inaccettabile. I Comuni, anziché penalizzarli, dovrebbero adoperarsi per rivalutare ovunque il patrimonio edilizio posseduto dagli italiani emigrati, con un programma di ristrutturazione per rimettere i loro immobili in condizione di essere utilizzati, attivando con ciò un flusso economico e investimenti preziosi. Invece si spingono i nostri emigrati a disfarsi delle loro case e a tagliare i ponti con la madre patria. E’ amaro constatare che l’associazionismo è una cattedra inascoltata, altrimenti ministri e alti dirigenti dell’amministrazione non lascerebbero cadere nel vuoto gli appelli e le prese di posizione lanciati ripetutamente".
La presidenza delle Acli Svizzera esprime un "giudizio critico anche sulle ulteriori chiusure degli uffici consolari, tre delle quali in Svizzera, decise dal Mae": "Si chiudono – si legge ancora nella nota – gli uffici più produttivi, le agenzie, e più efficaci nel rapporto costo-benefici-qualità dei servizi, quasi per fare un dispetto agli italiani residenti all’estero. Ma oltre al danno anche la beffa: in emigrazione sanno tutti cosa ha prodotto ‘l’invarianza dei servizi’" sostengono le Acli della Svizzera che concludono ribadendo "la totale comprensione per i sacrifici che sta affrontando il popolo italiano" e sottolineando che "le comunità all’estero rappresentano una voce enormemente attiva del bilancio dello Stato italiano". Ma sottolineando anche che i "nostri governanti dovrebbero riflettere sul rischio di distruggere un capitale di storia dell’emigrazione italiana nel mondo, proprio nel momento in cui è ripresa con forza l’emigrazione dal nostro Paese".
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