Quando il 3 agosto del 1492 Cristoforo Colombo salpò da Palos (Spagna) con tre caravelle e approdando a Guanahani, che battezzò San Salvador, nelle sue mire c’erano le Indie e non ovviamente le nuove terre. Ma proprio quella ricerca spasmodica dell’ignoto fece le sue fortune, in quanto consentì di scoperchiare il vaso di Pandora di quel nuovo mondo che nel 1776 prese il nome di Stati Uniti d’America.
Apprendere oggi, cinquecentoventidue anni dopo, che il monumento dello “scopritore” a lui dedicato, una volta situato dietro la Casa Rosada, è stato smontato per disposizione della presidente argentina Cristian Kirchner, sostituito da quella di Juana Azurduy (nobildonna boliviana che si batté, con il marito, contro gli spagnoli) è fonte di grande tristezza. Non solo per le comunità di italiani e di italo-argentini che con quella splendida terra nutrono un rapporto costante e intenso, ma per l’intera umanità che in Colombo si è identificata.
“Il navigatore genovese ha rappresentato l’emblema dell’italianità che viaggia ed emigra, che cerca e trova quel nuovo a cui la cittadinanza attiva anela quotidianamente, – osserva il Segretario Generale del CTIM, Roberto Menia – e anticipando di fatto quelle popolazioni che hanno scelto di esercitare la propria italianità all’estero. L’auspicio del CTIM è che le autorità consolari facciano presente al governo argentino che, soprattutto in un’era caratterizzata dalla globalizzazione galoppante, i simboli e le appartenenze non sono soprammobili che possono essere smontati e spostati con leggerezza, ma contengono in sé una grande carica emotiva e storica che va rispettata e preservata con lungimiranza”.
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