Ve la ricordate la vicenda che riguarda il monumento di Cristoforo Colombo a Buenos Aires? La statua, per anni al centro dello spazio omonimo, alle spalle della Casa Rosada (il palazzo del governo argentino), è stata rimossa tempo fa per decisione di Cristina Kirchner, che vorrebbe sostituire il monumento a Colombo con quello della guerrigliera boliviana Yuana Azurduy.
Tante le proteste, soprattutto da parte della comunità italiana residente in terra argentina. Ma nulla è cambiato: smontato inizialmente con la motivazione di un restauro, il monumento giace tuttora nel Parque Colon, cinto da un’alta inferriata, esposto alle intemperie.
Adesso, dopo oltre un anno di battaglie a colpi di manifestazioni e cause in tribunale, i ”portenos” (abitanti della città di Buenos Aires) hanno deciso di prendere carta e penna e scrivere un accorato appello al più autorevole fra i connazionali (anch’egli, come moltissimi di loro, con radici italiane), Jorge Mario Bergoglio, affinchè si adoperi perchè la statua del navigatore genovese rimanga dove è stata per tanto tempo.
La proposta è di suggerire una condivisione del grande spazio di Parque Colon (che affaccia su Avenida Madero, all’altezza del Puente de la Mujer di Calatrava) in modo che le due statue, e i due emblemi, coesistano.
La lettera indirizzata a Papa Francesco è stata consegnata il 25 giugno scorso al Nunzio di Buenos Aires, Monsignor Emil Paul Tscherrig, e all’Arcivescovo della capitale argentina, Mario Orlando Poli, in cui otto firmatari – a nome personale e in quanto membri del Comite’ Italo Argentino y Adherentes ‘Colon en su lugar’ (Colombo al suo posto, ndt) che ha raccolto oltre 40mila adesioni – si rivolgono a Papa Francesco chiedendo ”umilmente a sua Santità di far arrivare alla Presidente della Nazione la proposta di sistemare entrambi i monumenti – quello di Colombo e quello di Azurduy – in Plaza Colon, come simbolo del ritrovarsi tra fratelli”. Una proposta, sottolineano, ”mai ascoltata dalla destinataria, ragion per cui ci siamo permessi di rivolgerci a Lei”.
Secondo quanto si apprende, la missiva dovrebbe essere già stata consegnata al Pontefice. Una lettera nella quale si ricorda anche che Colombo è stato senza alcun dubbio “protagonista di una delle epopee più importanti dell’umanità, che non ha avuto solo connotazioni storico-economiche, ma fondamentalmente spirituali”. Per cui, secondo i firmatari, la volontà di spostare la statua del navigatore genovese implica ”un attacco all’azione di evangelizzazione che seguì la scoperta dell’America”. Circostanza aggravata dalla ”presunzione di riscrivere la storia mediante la cancellazione delle nostre radici e, di conseguenza, della nostra identità”.
Nella lettera si legge ancora: “la questione non si risolve spostando il monumento in un altro luogo. Non si tratta di un semplice pezzo di marmo che si puo’ installare in qualsiasi posto secondo la volonta’ dei governanti di turno. Si tratta della violazione di un simbolo che ha creato la nostra identita’, la memoria dei nostri avi, le nostre radici e la difesa della Repubblica”, e come tale non e’ un problema legato esclusivamente alla comunita’ di origine italiana. ”Sentiamo insieme a Sua Santita’ che questo e’ il momento di chiudere le ferite e per questo motivo chiediamo la Sua intercessione”.
Fino ad oggi a nulla sono valse le manifestazioni di protesta, le azioni dei comitati e il ricorso presentato in Tribunale dagli avvocati Alejandro Marocco e Dario Ventimiglia e la sentenza dell’11 dicembre 2013 (giudice Liliana Heiland) che vietava di spostare il Monumento e anche di smantellarlo in ottemperanza alla legge nazionale 5105 del 1907. Inutili, finora, anche i tentativi di coinvolgere le autorita’ italiane tramite l’Ambasciata e il Consolato di Buenos Aires. Nonostante sia passato piu’ di un anno, i media argentini mantengono una certa attenzione sulla vicenda (recentemente La Nacion ha pubblicato un intervento di Rolando Hanglin in difesa di Colombo e delle radici italiane di tanti personaggi importanti della storia argentina). Ora, la notizia di una richiesta diretta al Santo Padre potrebbe accendere i riflettori anche della stampa e dell’opinione pubblica italiana.
ItaliaChiamaItalia segue fin dall’inizio tutta la vicenda: abbiamo pubblicato diversi interventi di autorevoli personalità italo-argentine, fra cui Ricardo Merlo – deputato del MAIE nel Parlamento italiano – e Eugenio Sangregorio, presidente dell’USEI, movimento che alle ultime politiche, con l’On. Renata Bueno, ha conquistato un seggio alla Camera.
Come giornale da sempre attento a tutto ciò che riguarda gli italiani nel mondo, ci auguriamo con forza che il governo argentino possa rivedere la propria decisione su Colombo, e coltiviamo la speranza che Papa Francesco possa interessarsi del caso, per mettere finalmente fine – magari proprio con la proposta suggerita nella missiva al Santo Padre – a una storia che va avanti da troppo tempo e che continua a ferire nell’orgoglio la comunità italiana residente in Argentina e non solo.
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