Ripeto da molto tempo che noi italiani all’estero siamo una grande risorsa, ma non si fa nulla per approfittare di questa presenza all’estero; il discorso fatto dal ministro Terzi in occasione dell’anniversario della tragedia di Marcinelle, ne è una conferma. Ma allora, cosa significa “risorsa”? Gli imprenditori italiani che vivono all’estero e conoscono bene la situazione economico-produttiva del loro Paese, sanno bene quanto sia necessaria l’internazionalizzazione delle PMI italiane. Fino a quando i politici italiani, incancreniti in un sistema finanziario non produttivo, continueranno con l’attuale sistema di inasprimento tributario, non si otterranno benefici reali e tantomeno uno sviluppo innovativo dell’Italia nel suo insieme.
Da tempo cerco di convincere gli attuali politici a non commettere la stupidaggine di non investire in America Latina ed in particolare Argentina: non conoscono la realtà di questo Paese che ha tutte le risorse intatte, e stanno perdendo preziose opportunità di cui altre nazioni stanno già approfittando. I casi di illuminati imprenditori come Benetton e Luxottica dovrebbero far riflettere: i fattori cambio monetario e mano d’opera, come pure quello della produzione agro-industriale , dovrebbero essere di per sè soli a suggerire una tale strategia. Se poi si considerano anche i fattori dell’estensione del territorio, della produttività del terreno, delle condizioni logistiche e delle opportunità di mercato, la scelta di investire in Argentina dovrebbe essere effettuata senza ulteriori dubbi.
Probabilmente, motivi determinanti per un mancato investimento derivano dal fatto della poca conoscenza del “sistema Argentina” e della poca fiducia verso questo paese per non aver onorato il pagamento dei “bonos”, ma che sicuramente lo saranno in un certo lasso di tempo; elementi in realtà indiscutibili, ma il sistema produzione va ben al di là delle immediate e semplici considerazioni indicate. La poca fiducia nell’Argentina è dovuta solo ad un fattore circostanziale, finanziario ma non económico, che il paese ha risolto in pochi anni e senza l’aiuto di banche (al contrario) né di aiuti esterni: sono stati gli stessi imprenditori, in ogni settore, che hanno sfidato il mondo intero e che oggi godono di enormi benefici. Il mondo avanza e la condizione futura è quella delle risorse che ha l’Argentina: agricoltura in generale, petrolio, litio, e acqua, sole, vento: ossia energie rinnovabili.
Come si può migliorare l’economia italiana, dunque? In Argentina lavorano e producono oltre 2 milioni di italiani attivi, su circa 20 milioni di residenti compresi i loro discendenti, su un territorio che è grande oltre 9 volte l’Italia e che ha una popolazione di 41 milioni di abitanti: un territorio vastissimo per pochi abitanti e con zone di terra vergine ancora da utilizzare. Per questo motivo, invece di destinare soldi alla speculazione occorre destinarli alla produzione, creando un polo di sviluppo produttivo con tecnologie italiane per utilizzare i prodotti argentini.
In Argentina mancano 150 ingegneri ogni anno per sviluppare attività di smaltimento di rifiuti, di produzione di energia alternativa, di produzione agricola per il commercio con l’estero. Occorre seguire l’insegnamento nelle scuole per indirizzarle verso un’attività futura in aziende di ogni settore e che gli alunni imparino la lingua italiana per mantenere un contatto diretto tra i due Paesi. L’Argentina, porta per il Mercosur e l’Italia, porta per la Comunità Europea, ha tutte le possibilità per uno sviluppo concreto e remunerativo, non solo rivolto al breve periodo, ma soprattutto per i secoli a venire; e su questo dovrebbero intervenire i politici.
Il tempo ha un valore e la perdita di tempo causa un danno; chi pagherà il danno causato all’Italia: gli attuali politici imprevidenti e ignavi? E come pagheranno per la loro irresponsabilità?
*presidente USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani
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