Se in Italia c’è la crisi e l’industria, intesa nel senso più ampio del termine, non riesce ancora a vedere la luce in fondo al tunnel al quale si è infilata, il bagliore si può allora andare a cercare all’estero. E gli Stati Uniti possono rappresentare una meta desiderata dal mondo imprenditoriale italiano. Anche perchè, proprio per uscire dalla crisi, la propria, gli USA in generale, poi stati e contee più in particolare, sono in grado di offrire agevolazioni a chi voglia investire sul proprio territorio. Agevolazioni fiscali innanzitutto che si trasformano in un incentivo importante, anche perchè poi si va a investire in un Paese che offre opportunità se non uniche, almeno speciali, con un mercato di dimensioni inimmaginabili se lo si paragona solo a quello italiano.
Ecco quindi che se un volta, e ci può essere ancora, il ‘sogno americano’ era riferito alle possibilità per l’individuo, l’emigrante che sbarcando negli States poteva costruirsi una vita nuova, adesso quel sogno si può allargare anche alle industrie. Senza andare a toccare i grandissimi investimenti e le partnership come quella della Fiat e della Chrysler, dove in ballo ci sono davvero tanti zeri, è la piccola e media industria italiana che sta sempre più pensando agli Stati Uniti come a una nuova terra promessa. L’elenco delle industrie italiane, grandi, medie e piccole, che hanno già trovato un posto in America è lungo 27 pagine se si va nella website dell’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ma gli esempi stanno diventando sempre più frequenti e comportano anche investimenti di sicuro rilievo e sono portati da settore diversi dell’industria nostrana che è convinta, a ragione, che l’America sia ancora un mercato aperto, nel quale le opportunità si possono trovare ogni giorno. E così arrivano gli italiani e si fermano non solo negli stati che finora si sono rilevati più attraenti, e cioè New York, California e Florida che, almeno fino alla fine del 2011, per il numero di progetti guidavano la speciale graduatoria, ma anche in altri che forse, ma solo fino a ieri, sembravano un po’ più lontani. Come il North Carolina, dove ad esempio nell’area di Charlotte hanno lavorato molto per farsi conoscere proprio dall’industria italiana e, nel giro di breve tempo, hanno cominciato a raccogliere i frutti del loro lavoro. Uno degli ultimi esempi è stato rappresentato dalla Siser USA LLC, impresa di proprietà italiana, che produce pannelli solari, che a Charlotte ha installato il proprio quartier generale. Un ingresso che porterà anche all’assunzione di personale specializzato nei prossimi tre anni, da ingegneri a designer ad architetti. Perchè è stata scelta Charlotte? "Essenzialmente per le eccellenti infrastrutture – ha spiegato il dottor Guido Barbi, presidente della Siser – particolarmente per l’aeroporto internazionale, poi c’è un ambiente attraente per il business, un buon fuso orario con l’Europa e un costo della vita accessibile, con un alta qualità della stessa”. E durante il periodo in cui la Siser ha valutato le possibilità che offriva Charlotte è stata coadiuvata dalla Charlotte Chamber con il supporto del sindaco della città Anthony Fox.
Un’altra dimostrazione eloquente dell’arrivo degli italiani in USA è giunta anche dal Tennessee, dalla città di Lebanon, dove la SO.F.TER. gruppo di Forlì che opera nel settore delle materie plastiche, tra i primi tre compoundatori indipendenti in Europa e uno dei più importanti a livello mondiale, ha creato la propria filiale americana, con un investimento di 11,5 milioni di dollari per l’apertura di un nuovo stabilimento che arriverà ad impiegare fino a 150 dipendenti. Nella nuova sede americana verranno realizzati prodotti per il mercato interno e il prossimo ottobre la SO.F.TER. farà il suo debutto alla SPE Automotive Conference che è in programma a Detroit. "La fondazione di SO.F.TER. U.S. rappresenta un passo di fondamentale importanza nella nostra strategia di internazionalizzazione – ha detto Riccardo Meucci, Global Commercial Director di SO.F.TER. GROUP – Il mercato americano, oltre che ampio e ricco di opportunità, ha eccellenti prospettive di crescita. Inoltre, lo stabilimento negli Stati Uniti completa la nostra presenza nelle Americhe ed è sinergico con le nostre sedi in Messico e in Brasile. Ora, davvero, possiamo essere considerati dei fornitori globali in grado di fornire gli stessi prodotti di alta qualità in tutte le parti del mondo".
Discussione su questo articolo