Non sono pochi i politici che, dopo una campagna elettorale intensa e dispendiosa, condotta senza esclusione di colpi e di presenze sui media da candidati di successo, dinanzi alla variabile della sconfitta, mai considerata, invece di analizzare i dati e rilevare gli errori, entrano in una sorta di torpore mediatico e di crisi d’identità, sparendo dai dibattiti e dalla scena politica, con grande delusione di quanti li hanno sostenuti e incoraggiati nel fare.
La domanda e’ lecita e se la fanno in tanti: ci si interessa della cosa pubblica e del benessere dei cittadini solo se si conquista una poltrona importante? Perchè non ripartire da quegli obiettivi che si sono comunque realizzati negli anni e che costituiscono già di per sé un patrimonio da difendere? A maggior ragione, diventa ai nostri occhi impresentabile chi viene eletto in Parlamento e poi cade in un letargo che di solito dura tutta la legislatura, e termina solo in vista di nuove elezioni. In questo caso c’è proprio da rabbrividire, da farci vergognare tutti. Riguardo questi ultimi, che abbiamo definito parlamentari senza nome ne’ volto, abbiamo gia’ scritto. Oggi sentiamo di occuparci di chi non ce l’ha fatta a conquistare un seggio a Roma.
Ricordo, per esempio, che prima delle Politiche di febbraio Massimo Romagnoli, PdL, presidente del Movimento delle Libertà, aveva iniziato un percorso importante. Puntualmente partecipava al dibattito politico e sociale sui media, incontrava le comunità italiane residenti in Europa e si impegnava con le istituzioni territoriali a risolvere le loro difficoltà. Dalle ultime elezioni, Romagnoli e’ praticamente scomparso. Almeno per cio’ che riguarda gli italiani all’estero, perche’ per il resto lo abbiamo visto ospite anche in importanti reti televisive – da La7 a Rai3 passando per Tgcom – a parlare di politica nazionale. Intervistato da ItaliaChiamaItalia, Romagnoli ha spiegato che dopo il voto si e’ voluto prendere una "pausa di riflessione". Il Movimento delle Liberta’, ha assicurato, continua ad esistere e presto tornera’ ad essere attivo come prima. Bene cosi’, noi ci auguriamo che accada presto, perche’ sarebbe davvero un peccato perdere una realta’ come quella rappresentata dal MdL, presente in Europa e a cui Romagnoli e i suoi hanno dedicato tanto.
Una "pausa di riflessione" l’ha voluta prendere anche Eugenio Sangregorio, presidente dell’USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani. Anche lui prima del febbraio 2013 si faceva sentire su agenzie e media dedicati un giorno si’ e l’altro pure. Poi, il silenzio. Perche’? "Abbiamo voluto analizzare nel giusto modo il voto e prenderci del tempo per riorganizzarci e tornare al lavoro con l’USEI come e più di prima", racconta Sangregorio a ItaliaChiamaItalia, aggiungendo che il suo movimento "non ha mai smesso di lavorare sul territorio, anzi. E con la nostra deputata in Parlamento, l’On. Renata Bueno, porteremo avanti importanti iniziative che presto renderemo note". Ci fa piacere sentire pronunciare a Sangregorio queste parole. Se era presente prima del voto, crediamo debba esserlo a maggior ragione ora, visto che pur non essendo stato eletto, e’ comunque il presidente di una forza politica – per quanto piccola – presente nel Parlamento italiano.
A proposito di politici e candidati che in vista delle elezioni sono assai presenti e poi spariscono repentinamente, il mio pensiero va anche a Vincenzo Zaccarini, connazionale residente nel Regno Unito. Zaccarini dopo un percorso in Futuro e Liberta’, il mini-partito di Gianfranco Fini sparito nel nulla come il proprio leader, si e’ candidato con la lista Monti nella ripartizione estera Europa. Puntava a Montecitorio, Zacca: ma non ce l’ha fatta. Ha speso importanti risorse prima e durante la campagna elettorale, ha studiato un piano di comunicazione e marketing, era uno dei protagonisti del dibattito che ruota intorno alle comunita’ italiane all’estero e spesso esprimeva opinioni riguardo la politica italiana. Insomma, era attivo. Anche lui, come Romagnoli e Sangregorio, dopo le Politiche 2013 si e’ fatto dimenticare. Almeno da chi lo seguiva puntualmente su giornali e agenzie, non certo dagli amici. Anche in questo caso, credo sia un errore abbandonare il proprio impegno politico, solo perche’ sconfitti alle urne.
Zaccarini, Sangregorio e Romagnoli hanno in comune tre cose: si sono preparati per la sfida delle elezioni, hanno dato il massimo per vincere (anche se ciascuno di loro ha commesso degli errori, a mio parere, ma questo e’ un altro articolo), ma non ce l’hanno fatta ad arrivare a Roma. Tuttavia, hanno creato un’immagine attorno al proprio nome, attorno al proprio programma e alle proprie idee. Lasciare cadere tutto non si puo’, non si deve.
Sia chiaro: rivolgo certe critiche a questi tre politici, ma potrei citare tanti altri casi simili. Potrei parlare dei vari grillini candidati oltre confine (come Andrea D’Ambra, ripartizione Europa), o di certi candidati MAIE nelle quattro ripartizioni (mi viene in mente l’amico Ugo Di Martino in Sud America, o Nicola Carè in Australia), o di tanti altri candidati targati Pd e PdL. Cito Zacca, Romagna e Sangre perche’ Eugenio, Massimo e Vincenzo sono degli amici, e quindi capiranno bene che il mio e’ un ragionamento che vuole essere costruttivo, positivo, e non una critica fine a se stessa. Critica che Zaccarini, intellettualmente onesto, ha accettato: "accetto la tua critica, direttore, hai ragione. Ma sono rimasto scottato dall’ultima campagna elettorale, ho bisogno di tempo per rimettermi in sella, anche psicologicamente", mi ha detto Vincenzo in una delle nostre più recenti conversazioni telefoniche. Lo capisco, non e’ facile. Ma chi aveva detto che lo fosse? La sfida della candidatura, soprattutto oltre confine, non e’ certo un gioco. No, affrontare una campagna elettorale all’estero, avere a che fare con lupi di ogni tipo pronti a sbranarti, non e’ uno scherzo. Ma questo chi si candida deve saperlo fin dall’inizio, e non puo’, alla fine del round, attaccarsi alle corde del ring come un pugile suonato. Deve andare avanti, se davvero ci crede. Deve andare avanti, se la sua e’ reale passione politica. Deve andare avanti, se il suo interesse verso gli italiani nel mondo e’ sincero e non solo un pretesto per arrivare a sedersi su una poltrona di velluto rosso all’interno del Palazzo.
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