Roma – I consolati chiudono? Una colpa ereditata dalla Bonino. Si ridimensiona il CGIE per salvare i Comites? Una buona notizia (secondo i dem), peccato che la decisione non sia ancora sicura. Gli eletti all’estero del Partito Democratico hanno una visione molto personale e ottimistica rispetto alle ultime decisioni del Mae che al momento, di positivo, non hanno proprio nulla. Il Pd ha attaccato per anni le politiche dei precedenti governi e i tagli imposti agli italiani nel mondo ma, ora che alla Farnesina siede un esponente del loro stesso partito, come si giustificano gli eletti dem?
“Quello sui Comites è un decreto che deve essere ancora convertito e discusso, non è il momento di commentare iniziative non ancora approvate – risponde Fabio Porta, eletto alla Camera in Sud America -. Ciò che è certo è che bisogna cercare altrove eventuali risparmi, non nei Comites che sono gli organismi più vicini alle collettività italiane e che, al contrario, dovrebbero essere non solo mantenuti ma anche rafforzati”.
Risparmi da cercare altrove. Ma dove? “Si parla di cifre relativamente piccole, rispetto all’intero bilancio dello Stato. Non è difficile trovare risorse all’interno di altri capitoli di spesa relativi alle politiche degli italiani nel mondo. Lo stesso CGIE può essere sottoposto a delle giuste riduzioni nei costi di gestione che non comporterebbero lo stesso danno di uguali interventi sui Comites”.
Proprio le decisioni su CGIE e Comites avevano portato nei giorni scorsi il collega Pd Marco Fedi, eletto in Australia, a sostenere che “gli eletti all’estero sono gli ultimi a sapere le cose”. “Non credo che la questione centrale sia legata al coinvolgimento o al mancato coinvolgimento – ribatte Porta -, ci sono norme che prevedono che il CGIE vada sentito in alcuni passaggi mentre non è previsto da nessuna parte il parere obbligatorio degli eletti. Tutto questo significa che le norme vanno modificate in considerazione dell’esistenza dei parlamentari eletti nella circoscrizione estera”.
“Bisogna poi dire ad alta voce che i funzionari e i burocrati dovrebbero avere più rispetto e attenzione per gli organismi elettivi, spesso sono proprio determinate istanze e procedure burocratiche o amministrative a produrre queste mancate comunicazioni. Spero che episodi di questo tipo derivino da una consuetudine burocratica distorta, da modificare al più presto”.
“Per quanto riguarda il governo – aggiunge il deputato riferendosi all’operato di Mogherini -, voglio sottolineare che il ministro si è insediato da poco e che ho valutato in chiave positiva il fatto che abbia espresso fin da subito, anche in audizione, un segnale di attenzione e rispetto verso di noi, a partire dalle elezioni dei Comites”.
Come si può parlare di attenzione, quando è stato firmato un decreto che conferma le chiusure consolari annunciate da Bonino? “Nonostante si sia trovato davanti a scelte fatte dai governi precedenti – ribatte Porta -, il ministro ha fatto capire che, sul riorientamento dei servizi, è possibile tornare indietro”.
Niente di allarmante, dunque? Non secondo Gianni Farina. Il deputato residente in Svizzera ed eletto in Europa ammette le criticità nella gestione del rapporto con i connazionali nel mondo. “E’ evidente che la situazione non è affatto positiva – sbotta Farina -, anche se sapevamo che le chiusure erano già previste, la verità è che non siamo riusciti a bloccarle”. “Il bilancio dell’operato del governo, finora, è decisamente non buono. Pur tenendo conto delle esigenze di spending review non possiamo accettare i ridimensionamenti che ci vengono imposti”.
“Ora sembra in pericolo anche l’esistenza stessa di alcuni organismi elettivi. Se fosse attuata questa proposta del ministero che prevede di non avere più di un Comites per ogni circoscrizione consolare, si restringerebbe la possibilità di un collegamento tra gli emigrati e tra questi e il paese di origine. Sarebbe una decisione totalmente sbagliata”.
“Abbiamo chiesto un incontro con la dirigenza del gruppo parlamentare Pd – aggiunge Farina -, da sempre sostengo che si possano chiudere più consolati generali e ambasciate istituendo, allo stesso tempo, il principio di valorizzazione dei giovani italiani all’estero. Assumiamo i ragazzi italiani residenti in loco, senza inviarli dall’Italia, così avremmo poca diplomazia e molto servizio”. “Sono un sostenitore convinto delle politiche che questo governo sta portando avanti per rilanciare l’immagine del nostro Paese, spero che in questo grande progetto non ci si dimentichi della nostra circoscrizione”.
Ma se anche un governo Pd dovesse fallire nelle politiche per gli italiani nel mondo, che senso avrebbe rimanere in questo partito? “È totalmente escluso che io possa abbandonare la mia storia – risponde Farina all’ipotesi di abbandonare il Pd -. Vengo da un’educazione politica, sono trenta anni che appartengono ad essa e ritengo che bisogna essere coerenti. Le battaglie si fanno dentro i partiti in modo coraggioso e duro”.
“Ad esempio, penso sia un errore che non sia stato chiamato al governo un eletto all’estero per occuparsi della nostra circoscrizione, si sarebbero evitati molti errori risparmiando perfino di più. Si può risparmiare e fare meglio, basterebbe chiedere a noi che conosciamo la materia. Io sostengo una critica positiva e costruttiva, ma non penserei mai ad abbandonare il partito. Le lotte le faccio da dentro, le idee cambiano ma la coerenza deve rimanere”.
“Certo, anche io come altri avrei preferito salvare tutte le sedi estere, ma non è stato possibile”. È il commento di Laura Garavini, eletta in Europa, a proposito della firma del decreto sulle chiusure consolari da parte di Mogherini. “È indubbio che anche il Mae, come tutti i ministeri, si trovi a procedere con dei tagli che hanno poi indotto la ministra a far suo un pacchetto di misure ereditato da Bonino ma, almeno, si è limitato il danno poiché si sono salvaguardati due istituti di cultura”.
“Il problema è che le misure di spending review prevedono tagli percentualmente analoghi al bilancio del ministero, quindi i necessari risparmi a cui il Paese deve fare fronte incidono sul Mae nella stessa percentuale in cui il Mae riceve soldi dallo Stato. Questo significa che anche la Farnesina deve fare fronte ai tagli che non possono non toccare la rete consolare”.
Quindi i consolati si possono sacrificare in nome della spending review, nonostante sia la diplomazia a spender cifre ben più alte e immotivate? “Proprio a questo proposito, invece, il ministro ha agito opportunamente elaborando misure che intendono intaccare l’Ise. Mogherini ci ha preannunciato una proposta di legge finalizzata a rendicontare e dare trasparenza alle cifre, alle somme e alle risorse assegnate alle varie spese sostenute dai diplomatici all’estero. Non è giusto che si vada a tagliare sempre e solo i servizi”.
La sostanza, però, non cambia. Chi è venuto prima, da Berlusconi a Letta passando per Monti, voleva chiudere e ridurre, lo stesso sembra voler fare il nuovo governo.
“Non posso dare un parere negativo sull’attuale ministro né condivido le critiche mosse da alcuni. Vorrei ricordare che, prima dell’arrivo di Renzi, la permanenza stessa della circoscrizione era stata messa in dubbio da autorevoli interlocutori, come i cosiddetti saggi, e dalle compagini governative. Alla luce di tutto questo già il fatto che, come prima presa di posizione, il nuovo governo abbia garantito il permanere della circoscrizione estero, mi sembra l’atto più forte che ci si sarebbe potuti aspettare. Una chiara e netta presa di posizione importante, a conferma dell’attenzione nei nostri confronti”.
“Con questo ultimo provvedimento relativo a Comites e Cgie, il Mae recepisce le indicazioni espresse dallo stesso Cgie – aggiunge la deputata -. È da sottolineare il fatto che Mogherini abbia tenuto in considerazione il parere del Consiglio generale, inizialmente molto negativo, e si sia mossa di conseguenza per ricavare il necessario risparmio andando a spostare i tagli da quegli interventi che avrebbero colpito in maniera radicale i Comites. In questo modo, il ministro ha recepito le indicazioni e le proposte emerse dal consiglio”.
“Ritengo molto positivo il fatto che, pur nell’oggettiva difficoltà del ministro di dover prevedere misure di taglio, emerga la volontà politica di salvaguardare il settore. Tutto questo rende la misura dell’attenzione e del valore riconosciuto agli organi di rappresentanza”. “Le misure di razionalizzazione che porterebbero al ridimensionamento del Cgie in favore della sopravvivenza dei Comites – conclude Garavini – sono contenute all’interno del decreto in cui sono previste le misure di spending review che, però, non è stato ancora espletato né calendarizzato”.
Discussione su questo articolo