Si discute in questi giorni se gli italiani all’estero debbano continuare a collocarsi politicamente in vari partiti, oppure se sia preferibile, al fine di pesare di più, che convergano in un unico movimento. Certo, unirsi in un solo “partito degli italiani all’estero”, in teoria garantirebbe agli eletti nelle nostre circoscrizioni un maggior peso specifico nel Parlamento. Tuttavia questa asserzione non tiene conto di altri fattori, a mio parere molto più importanti (e chi mi segue sa che queste cose le sostengo da anni).
Noi italiani all’estero dovremmo prendere posizione (cosa che purtroppo non sempre è successa) su tutte le principali questioni politiche, sociali ed economiche che si discutono in Italia, e in conseguenza far pesare le nostre opinioni nelle decisioni che vengono prese. Non possiamo limitare le nostre aspettative alle sole pensioni o ai pochi quattrini che ci vengono assegnati, perchè questo ci trasformerebbe inesorabilmente in cittadini di serie B.
Quando si discute di famiglia, di sistema educativo, di giustizia, di infrastrutture, di bipolarismo o pluripartitismo, non solo è difficile ma è impossibile ottenere un reale unanimismo di vedute tra gli italiani all’estero, e di conseguenza è impossibile che un solo gruppo parlamentare possa rappresentarci adeguatamente. La mia opinione è che dobbiamo smettere di crogiolarci nei nostri particolarismi, ed essere maggiormente presenti in tutte le principali vicende e decisioni che si prendono in Italia. Tutto ciò che accade e si decide nel nostro Paese ci deve interessare. Perchè ci riguarda. Riguarda le nostre famiglie e il nostro futuro. Determina le relazioni che i nostri figli potranno avere con la Madrepatria.
Se finora gli eletti all’estero non sono riusciti a far sentire la loro voce, figuriamoci se potrebbero riuscirci i parlamentari di un ipotetico gruppo unitario. Delle due l’una. O si tratterà di persone a cui in realtà interessa unicamente arrivare in Parlamento, oppure, se avranno idee proprie e sincere convinzioni, non potranno convergere su una sola posizione, tranne che in casi molto particolari. E questo non potrebbe che causare differenziazioni, lotte intestine, e separazioni, di cui in Italia abbiamo già troppi e riprovevoli esempi.
Quando per esempio si dovrà decidere sullo ius sanguinis o lo ius soli, se ridurre o ampliare le competenze dello Stato, e sulla fondamentale riforma costituzionale, è utopico pensare che i voti possano convergere da destra e da sinistra. E’ invece preferibile che ciascuno difenda le proprie idee (sempre che le abbia), collocandosi nell’arco delle diverse posizioni politiche, che non sono certo un’esclusiva dello schieramento parlamentare italiano, ma che si replicano in forme più o meno simili in tutti i paesi democratici.
Altra cosa è il rinnovamento all’interno dei partiti stessi. Ma è difficile pensare che il rinnovamento possa essere attuato da chi vuol assumere responsabilità di rappresentazione, dopo aver girovagato in tre o quattro diversi schieramenti, in attesa di trovare il suo “ubi consistam”. La coerenza dovrebbe essere la miglior presentazione di un politico, o di chi desidera esserlo. Questo non esclude che le posizioni possano evolvere ed adattarsi alle situazioni contingenti. Ma ci auguriamo che ci vengano risparmiate le giravolte, i ribaltoni e i controribaltoni, che hanno inquinato la politica italiana di questi anni. Per questo a suo tempo avevamo salutato con entusiasmo la presentazione di un programma politico e di chi doveva realizzarlo, fatta “prima” delle elezioni e non decisa “a posteriori” tra quattro e riservate mura, siano pure quelle altolocate del Quirinale.
Il fatto che quegli enunciati e quei programmi non siano poi stati realizzati, se non in piccola parte, è per noi causa di grande amarezza e di cocente delusione, ma non inficia il sistema, che invece dovrebbe essere rafforzato proprio al fine di permettere che sia la volontà dei cittadini a prevalere, e non i giochi di palazzo.
Auspichiamo che si facciano avanti giovani che abbiano il coraggio di difendere a viso aperto le proprie convinzioni, e che non ambiscano a salire sul carro del vincitore a qualunque costo. In fondo difendere le proprie idee è ciò che ci nobilita e ci concede le migliori soddisfazioni. E non è sempre necessario vincere. Meglio stare per un tempo all’opposizione, che accomunati in un calderone dal quale potrebbero uscire decisioni che non potremmo mai condividere. Mille volte meglio mantenere la propria libertà, anche a costo di perdere, perchè, come ricordava Montanelli, “la sconfitta è il blasone delle anime ben nate”.
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