Roma – Maie e Udc sono solo alleati, non si sovrappongono. Al contrario, il MAIE – Movimento per gli italiani all’estero, si differenzia da qualsiasi realtà politica poiché si legittima da solo, attraverso il sostegno degli elettori, senza sfruttare alcun simbolo partitico. Non ha dubbi Ricardo Merlo quando descrive quale tipo di rapporto intercorra tra il suo Maie e l’Udc di Pierferdinando Casini.
Onorevole Merlo, spesso il nome del Maie viene affiancato a quello dell’Udc. Qual è la differenza tra il Movimento e il partito di Casini?
“L’Udc, come tutti sanno, è un partito italiano, mentre il Maie è un movimento nato all’estero, pensato e creato da italiani che vivono all’estero in totale indipendenza”.
Quale legame c’è tra voi e l’Udc?
“Con l’Udc c’è solamente un’alleanza, nulla di più. Alle elezioni, però, ci presenteremo come Maie, con un nostro simbolo e una nostra lista. In politica non si può andare avanti soli e, da tempo, sia Pdl che Pd corteggiano Casini per stringere con lui un’alleanza”.
Quindi chi oggi critica il Maie ha cercato per primo, in passato, di avvicinarsi al partito di centro?
“Gli stessi che oggi ci attaccano, in realtà, volevano avvicinarsi a Casini, tutti lo vogliono come alleato, dal centrodestra al centrosinistra, la differenza è che noi siamo riusciti prima di altri in questo intento. Le vicinanze tra realtà politiche dipendono anche dal periodo storico, in questo momento abbiamo scelto di attuare un’alleanza tattica”.
La ‘tattica’ è nel cercare i voti dell’Udc?
“No – spiega Merlo a Italiachiamaitalia.it -, l’obiettivo strategico del Maie è cercare di realizzare politiche per gli italiani all’estero e la nostra tattica per realizzare tutto questo in Parlamento consiste nell’allearci con la forza in cui oggi ci riconosciamo più vicini, l’Udc”.
Questo sentimento di vicinanza è motivato da una reale attenzione da parte degli alleati?
“Sì, quando Casini è venuto in Argentina ha parlato del Maie dicendo che ci rispetta e che il movimento è una cosa seria. Si è trattato di una manifestazione alla quale sono intervenute 2mila persone e, tra il pubblico, sventolavano solamente bandiere Maie, nessuna dell’Udc. Casini sa che crediamo in lui e siamo convinti sia una persona che diventerà decisiva nei prossimi dieci anni della politica italiana”.
Quindi lei smentisce di essere il responsabile degli italiani nel mondo per l’Udc?
“L’Udc ha delegato l’organizzazione degli italiani all’estero al Maie. La delega è, quindi, al movimento nel contesto di un’alleanza e non a Ricardo Merlo”.
Oggi (l’intervista è stata realizzata due giorni fa, lunedì 27 agosto 2012, ndr) inizia la sua visita a Còrdoba. Quali appuntamenti ha in programma?
“Oggi incontrerò il sindaco di Còrdoba con il coordinatore locale Mario Borghese, parteciperò alla riunione Maie con i giovani e i dirigenti locali, mi confronterò con la collettività e con la stampa. Le prossime tappe saranno a Buenos Aires e poi si parte per il Brasile, dove si terrà il IV congresso nazionale Maie con dirigenti molto importanti provenienti da tutto il Paese. La prossima settimana sarò a Rosario, per un incontro con la senatrice Giai, e in Patagonia dove vivono molti italiani”.
Nei suoi viaggi riscontra forti malumori verso la madre patria?
“Il malumore che ho incontrato non è verso la patria né verso la politica, ma nei confronti dell’ultimo governo, colpevole di aver abbandonato totalmente gli italiani nel mondo”.
Quali sono i punti del suo programma? Quali saranno i fatti concreti che vi distanzieranno dal governo che lei critica?
“Il nostro programma sarà annunciato tra poco, ma si tratta di un concetto che trovo superfluo. In realtà abbiamo tutti lo stesso scopo, vogliamo tutti la stessa cosa, ossia il bene dei connazionali all’estero, il problema è come realizzare questo obiettivo. Tutti vogliamo più risorse per l’assistenza, la rete consolare, i corsi di lingua e cultura, su Rai International siamo tutti d’accordo, così come per la rete consolare. Il programma potrebbe essere scritto con i colleghi Porta o Narducci, perché concordiamo al 95 per cento, ma il Maie si differenzia nella struttura politica. Ci differenziamo per la legittimità e perché siamo un movimento non condizionato da altre forze politiche”.
Che cosa intende per ‘struttura politica’? Basta chiamarsi ‘movimento’ e non ‘partito’ per legittimarsi con un maggiore peso?
“No, non si tratta di una semplice parola. Noi arriveremo in Parlamento con un nostro simbolo e con una legittimità diversa perché parteciperemo alle elezioni da soli, come una realtà nata e pensata solo ed esclusivamente per gli italiani nel mondo. Una volta eletti non saremo condizionati e non saremo obbligati a votare ciò che ci viene indicato da un partito superiore. Spero che, nella prossima legislatura, avremo il peso necessario per influenzare le decisioni del governo”.
Crede che i suoi colleghi degli altri schieramenti temano la crescita di movimenti come il Maie o pensa che rimangano legati alla tradizionale struttura partitica?
“Non credo che guardino il Maie con timore, siamo un fenomeno che sta crescendo naturalmente e ognuno la pensa come vuole. Noi eletti all’estero siamo in Parlamento da sette anni, due con il governo di centrosinistra e altri cinque di centrodestra, e non abbiamo mai portato a casa nemmeno una legge per gli italiani nel mondo”.
Questo accade perché gli eletti sono troppo divisi.
“Proprio sotto questo aspetto torna il tema della costruzione politica, chi viene eletto all’interno di un partito deve rispondere a chi è al di sopra di lui. Noi rispettiamo tutti, ma votiamo per un movimento nato e pensato solo ed esclusivamente per gli italiani all’estero, ora puntiamo ad ottenere la forza parlamentare necessaria a dialogare con il governo. Anche una realtà piccola rispetto alla vastità del Parlamento può arrivare ad avere la forza necessaria per portare a casa risultati concreti”.
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